Simonelli si difende: "Mazzetta? No, mai chiesto soldi"

Il funzionario dell’Agenzia delle Entrate finisce ai domiciliari

Enzo Simonelli

Enzo Simonelli

Ascoli, 24 aprile 2016 - «Non ho fatto pressioni di alcun tipo, tantomeno ho minacciato qualcuno per avere dei soldi». Enzo Simonelli si è difeso e ha rigettato ogni accusa, rispondendo alle domande del gip ieri mattina nel carcere di Marino, durante l’interrogatorio di garanzia al termine del quale è stato convalidato l’arresto e sono stati concessi i domiciliari.

Il 58enne ascolano, funzionario amministrativo dell’ufficio dell’Agenzia delle Entrate, è stato arrestato giovedì con l’accusa di concussione per una presunta mazzetta. «I duemila euro ricevuti si possono considerare una regalia – ha affermato il legale difensore, l’avvocato Francesco Voltattorni –, in seguito ad una serie di ripetuti consigli dati su una pratica tributaria per una successione, anche se è chiaro che ha sbagliato ad accettarli. Non sono state pattuite somme, lui ha soltanto detto “fai tu”».

Una pratica del valore di seimila euro, sulla quale, secondo la procura, Simonelli avrebbe promesso di non effettuare futuri controlli in cambio di una somma di denaro. «Ma il mio assistito non aveva potere di fare quel tipo di accertamenti, non era nelle sue mansioni. Quindi sarebbe stata una mazzetta inutile, sprecata», aggiunge Voltattorni, spiegando anche che il contribuente, un imprenditore ascolano, al momento della denuncia non ha riferito che conosceva il funzionario da tempo.

«I due avevano rapporti da oltre trent’anni – ha aggiunto –, ma di tutto ciò non c’è traccia nella denuncia, nella quale si riferisce soltanto di pressioni da parte di Simonelli per avere dei soldi. E in seguito a queste dichiarazioni è stata organizzata la trappola».

Gli uomini della Guardia di Finanza, coordinati dal sostituto procuratore Lorenzo Destro, avevano infatti preventivamente fotocopiato le banconote che il contribuente ha poi effettivamente portato in casa del funzionario, dove pochi minuti dopo la consegna è scattato il blitz. E’ stata una registrazione audio a inguaiare il funzionario amministrativo. Il contribuente aveva nascosto addosso un registratore, attraverso il quale gli inquirenti potevano ascoltare quello che veniva detto all’interno dell’abitazione in cui si era recato per consegnare la (presunta) mazzetta di 2 mila euro.

Il colloquio in carcere ieri è durato oltre due ore. L’ipotesi che tutto sembra rientrare nell’ambito di una consulenza «extra», o comunque di una regalia in seguito ad alcuni consigli, non sembra però suffragata da elementi oggettivi. Simonelli non avrebbe cioè spiegato con esattezza a che cosa, in concreto, facevano riferimento i consigli e per questo gli inquirenti rimangono scettici. Inoltre, il nodo della questione è proprio l’entità della somma, ritenuta sproporzionata rispetto al valore della pratica. «Il mio assistito è battagliero e determinato ad andare avanti per dimostrare la propria innocenza», ha concluso l’avvocato Voltattorni.