Cacia bomber ritrovato, le foto della vittoria dell'Ascoli

Serie B, 13esima giornata. Affondato il Perugia, finalmente tornano i tre punti FOTO Emozioni dal Del Duca - Fai la tua pagella

Il duello tra Cacia e Belmonte (laPresse)

Il duello tra Cacia e Belmonte (laPresse)

Ascoli, 15 novembre 2015 - Si può esultare per una parata come se fosse un gol? Sì, assolutamente sì. La Curva Sud esplode quando Lanni costringe Baracani al fischio finale di un match intenso, non troppo spettacolare, ma che va archiviato con un’unica notizia: il primo Ascoli di Mangia al Del Duca festeggia con Cacia, bomber ritrovato. La vittoria col minimo scarto sofferta, sudata, voluta, va detto anche meritata, ricongiunge i bianconeri con l’ambiente e con le altre in lotta per la salvezza. Nel mandare in campo i suoi il tecnico lombardo inventa qualcosa o almeno prova a farlo: Caturano da bomber d’area trasloca sull’out mancino, Almici si alza a formare con Cinaglia la catena di destra, Grassi è confermato in cabina di regia con al fianco Addae. Bellomo zizagheggia dietro Cacia. Bisoli mette sul prato (gibboso, per essere sinceri e benevoli) del Del Duca tutti i muscoli e l’esperienza dei suoi con l’unica variante chiamata Zebli. Il giovanissimo ivoriano ha passo e dimostra subito di saperci fare: la difesa del Grifo è solida e le presenze nella massima serie dei suoi esponenti lo testimoniano.

In realtà il primo tempo è da sbadigli: Mangia ingaggia un duello di catechesi tattica con Cinaglia, che è quello dei suoi che gli sta più a tiro, e la prima frazione passa in cavalleria con poco-nulla di emozionale, fatta eccezione per il minuto di silenzio e di rispetto per le vittime per la tragedia occorsa venerdi a Parigi. In verità l’Ascoli avrebbe anche spazio e modo per provare a scaldare i guanti di Rosati, ma Antonini non riesce a dare la palla coi giri giusti a Cacia al termine della più bella azione manovrata del tempo. Il Perugia fa due squilli: all’inizio con Ardemagni che svetta tra i due centrali (testa a lato), alla fine del minuto di recupero con Fabinho che spara dai venticinque di poco alto. Da annotare, questo sì, c’è la partecipazione delle due tifoserie: quella picena, con la Curva Sud come sempre piena e pronta a ricordare con uno striscione il piccolo Vincenzo, tragicamente scomparso in settimana e quella perugina, con almeno ottocento biancorossi colorati e rumorosi, a volte anche troppo.

La ripresa inizia con Grassi che incoccia il sette su punizione telecomandata talmente bene che finisce sull’intersezione dei legni ed Addae che rimedia la terza espulsione della sua avventura in bianconero, stavolta per doppia ammonizione. I bianconeri devono quindi abbassare Bellomo a centrocampo inserendo Pirrone per Caturano. A volte anche i difensori fanno dei gol senza buttare la palla in fondo al sacco: è il caso di Cinaglia che a metà ripresa si inventa una scivolata risolutiva mentre Fabinho, rapido sulla sinistra ad inserirsi, aveva come pensiero unico quello di come esultare. L’intervento del giovane scuola Toro è preciso, pulito, decisivo e incredibile. Ci piace sottolinearlo. La pressione del Perugia inizia a farsi costante, al punto che Ardemagni in spaccata la prende nell’unico modo possibile per non far gol a quasi dieci metri dalla rete di Lanni, che si salva. L’ironia del pubblico del Del Duca è un altro tassello del pomeriggio domenicale: quando Caliari alza la bandierina per fermare in offside lo stesso Ardemagni, i tifosi bianconeri gli tributano una satirica standing ovation globale. Aspettate a pensare che sia l’unica della giornata, perché a tredici dal termine va in scena il copione più atteso dal giorno della chiusura del mercato. Bellomo lancia con i micron-metri (altro che millimetri) contati Cacia, il calabrese dall’esultanza facile la stoppa dolcemente e la tocca piano piano con un lob bello e sofferto. La palla finisce in fondo al sacco. Tutti, davvero tutti, esultano. Con Mengoni dentro per Bellomo i bianconeri si abbassano a cinque dietro mentre Cacia prova il «one man show» partendo dalla propria tre quarti, scartandone tre, costringendo Rosati al «paratone» e facendo espellere Comotto per proteste riportando, prima di uscire acclamato, fiducia e speranza nei suoi tifosi che finalmente lo vedono nelle vesti del leader implacabile che hanno sempre sognato. Sembra poco, è moltissimo. Specie guardando la classifica al fischio finale. 

Il tabellino

1-0

ASCOLI (4-4-2): Lanni; Cinaglia, Milanovic, Canini, Antonini; Almici, Grassi, Addae, Caturano (54’ Pirrone); Bellomo (78’ Mengoni), Cacia (84’ Perez). A disp: Svedkauskas, Nava, Del Fabro, Berrettoni, Frediani, Petagna. All. Mangia

PERUGIA (4-3-1-2): Rosati; Del Prete (44’ Spinazzola), Volta, Belmonte, Comotto; Rizzo (62’ Drole), Della Rocca, Zebli (77’ Di Carmine); Lanzafame; Ardemagni, Fabinho. A disp: Alunni, Taddei, Rossi, Mancini, Zapata, Didiba. All. Bisoli

ARBITRO: Baracani di Firenze (Caliari-Cangiano)

RETI: 77’ Cacia (A)

NOTE: Espulsi Addae (A) al 50’ per doppia ammonizione, Comotto all’83’ per proteste; ammoniti Lanzafame e Zebli (P) per comportamento non regolamentare, Grassi (A), Della Rocca (P), Pirrone (A), Rizzo (P), Bellomo (A), Spinazzola (P), Cinaglia (A) per gioco scorretto. Recupero 1’+5’