«Benigni, ti avvicini al patibolo». Minacce: l’ex patron in tribunale

Tifosi sotto processo, ieri l’udienza

Roberto Benigni, ex presidente dell’Ascoli Calcio

Roberto Benigni, ex presidente dell’Ascoli Calcio

Ascoli, 3 maggio 2016 – Roberto Benigni è comparso ieri mattina davanti al giudice.

L’ex presidente dell’Ascoli Calcio è stato ascoltato nell’ambito del processo che lo vede persona offesa per via degli insulti che gli sono stati rivolti su Facebook. In particolare, per contestare l’allora numero uno di corso Vittorio Emanuele era stata creata apposta la pagina «Benigni Vattene». Quattro tifosi, tra cui il presunto creatore della pagina, sono finiti sotto processo con l’accusa di diffamazione e minaccia. «Le frasi erano molto pesanti – ha spiegato Benigni –, con minacce esplicite che mi hanno fatto temere per me e per la mia famiglia».

“Ogni giorno che passa senza far nulla per salvare l’Ascoli è un giorno che ti avvicina al patibolo”; “…lui ci farà fallire…noi lo uccideremo”: sono soltanto alcune delle frasi scritte all’indirizzo di Benigni, che nel processo è assitito dall’avvocato Mauro Gionni. In quel momento, era il 2011, l’Ascoli Calcio attraversava una serie di difficoltà economiche e sportive, culminate poi con il fallimento della società a dicembre 2013. «Io posso capire la critica – ha spiegato ancora l’ex presidente –. Contestazioni ci sono state sempre, anche ai tempi di Costantino (Rozzi, ndr), che una volta dovette persino scappare da un’uscita laterale dello stadio. Ho sempre affrontato tutti, senza paura, perché avevo la coscienza pulita. Quando si è arrivati alle minacce di morte ho però iniziato a temere».

Benigni ha parlato a 360 gradi della sua figura di imprenditore e di presidente («In 50 anni la mia azienda ha dato lavoro a centinaia di famiglie»), sostenendo anche di aver subìto un «sabotaggio economico» da queste invettive. «Le banche – ha spiegato – prima di concederti un prestito, si informano, vanno su internet e vedono tutto ciò che si dice su di te. Questa situazione mi ha danneggiato». Ieri è stato ascoltato anche un perito che ha effettuato alcuni accertamenti di polizia postale per cercare di risalire agli autori dei messaggi: impresa non semplice, per sua stessa ammissione, considerando anche che Facebook non rilascia informazioni sulle generalità dei propri utenti salvo in casi estremi. Durante l’udienza, tra una risposta e l’altra l’ex presidente bianconero non si è limitato a fornire spiegazioni, ma più volte si è lasciato andare a considerazioni strettamente sportive. «Sono entrato nella società nel ’68. Nessuno lo sa, ma l’Ascoli Calcio è nata allora, per volontà di cinque piccoli imprenditori».