Samb-Monticelli, domani ‘secondo round’: «Ma chi vuol fare a pugni salga sul ring»

Il messaggio dell’ex olimpionico di boxe Christian Giantomassi, ascolano, maestro del pugile rivierasco Roberto Bassi

Bassi, a sinistra, con Giantomassi

Bassi, a sinistra, con Giantomassi

Ascoli, 3 ottobre 2015 - Premessa doverosa: non è un derby, non si tratta dell’Ascoli e a dirla tutta se c’è una squadra giustificata a ‘sentire particolarmentela partita’ che si giocherà domani, questa è il Monticelli, che avrà l’onore di scendere in campo al Riviera delle Palme e affrontare una realtà storica come la Samb in una gara di campionato dopo le ‘prove generali’ di mercoledì scorso in Coppa.

Tuttavia non è fuori luogo far conoscere qualche bella storia che serva a far riflettere e calmare eventuali animi troppo caldi. La storia in questione parla di due ragazzi, uno sambenedettese, l’altro ascolano, entrambi orgogliosi delle proprie origini e pronti a darle di santa ragione a chiunque gli si pari innanzi. Solo a una condizione però: che questo accada in un ring e alla presenza di un arbitro federale. Parliamo di Christian Giantomassi, ascolano, ex olimpionico di boxe, e Roberto Bassi, astro nascente del pugilato professionistico italiano nato, cresciuto e residente in Riviera, dal cuore fieramente rossoblù. Il primo è il maestro della palestra Olympia di Campo Parignano ad Ascoli, il secondo è l’allievo. Insieme stanno scrivendo importanti capitoli dello sport nazionale e, non appena Roberto sarà pronto, proveranno la scalata al titolo europeo: «Siamo l’esempio vivente che un ascolano e un sambenedettese insieme possono fare cose importanti – dice Giantomassi mentre Bassi picchia ripetutamente il sacco per le sfiancanti ‘ripetute’ –. Roberto viene ad allenarsi da noi e naturalmente capita di prenderci in giro. Ognuno di noi è orgoglioso delle sue radici ma poi ci si allena e tutto passa in secondo piano. Lo stesso dovrebbe avvenire negli stadi: bello prendersi in giro giocando sui punti deboli altrui ma quando l’arbitro fischia tre volte la storia deve finire». «In molti non si rendono conto – continua Giantomassi – che un colpo alla testa può uccidere e una scazzottata trasformarsi in tragedia. Chi vuole fare a pugni venga da noi in palestra, prenda il coraggio a due mani e salga sul ring a volto scoperto. Finito il match, poi, tutti a bere una birra insieme».