Ascoli Picchio, è il momento di lavorare duro

I bianconeri perdono in casa col Foggia e scatenano la contestazione dei tifosi

Il patron bianconero Francesco Bellini

Il patron bianconero Francesco Bellini

Ascoli, 12 novembre 2017 - La delusione è legittima. La rabbia del tifoso, anche. Ma una premessa è doverosa: non esiste, nel panorama delle provinciali dell'intera penisola, una proprietà migliore di quella attualmente in sella all'Ascoli. Chi pensa il contrario, si basa su ipotesi. E questo è il momento, invece, di fare i conti con una realtà che è sì pessima sotto diversi punti di vista, ma non è ancora pronta a fotografare una situazione compromessa. Attenzione: dire che la proprietà sia la migliore possibile non significa che chiunque sia incaricato da questa per perseguire determinati obiettivi sia allo stesso livello.

Anzi. Se c'è un aspetto in cui, oggi, la gestione Bellini risulta ancora incredibilmente carente è proprio quella della scelta e dei propositi messi in atto dalle persone il patron ha “messo in campo”. C'è una frase emblematica che andrebbe sempre tenuta in considerazione quando si parla dell'Ascoli, e non vogliamo scomodare il gigantesco Costantino Rozzi, che di leggi su come gestire in maniera affettuosa e proficua la piazza ha scritto, pur non pubblicandola, una vera e propria “Costituzione”.

La frase è di Battista Faraotti che, il 6 febbraio 2014 disse in Piazza Arringo una cosa sacrosanta: “Non si può pensare di fare calcio senza pensare ai tifosi”. Permetteteci eventuali piccole defezioni sul letterale, andiamo a memoria. Ma il contenuto, quello sì, lo ricordiamo bene. Ed è proprio in questo momento difficile che è dai tifosi che si deve ripartire. Perché scusateci se andiamo sul pratico, Bellini ha speso e spende soldi per l'Ascoli, il tifoso moderato spende soldi per il biglietto della partita interna, quello un po' più appassionato spende soldi per i biglietti delle partite interne e delle trasferte e magari anche per il merchandising, l'ultras oltre a spendere soldi, impiega anche il suo tempo durante la settimana per un ideale, per organizzare il tifo e far si che – come avvenuto oggi di fronte all'ennesima prestazione incolore della squadra - la Curva Sud risplenda e rimbombi di un calore comunque esaltante.

Sono loro, il patron e i tifosi, gli unici che “spendono” per l'Ascoli. Tutti gli altri, tutti, sono dipendenti al servizio che devono coniugare la loro professionalità ad un'emozionalità richiesta dal mondo del calcio, il settore in cui lavorano. Tutti gli altri, tutti. Per questo, in questo momento difficile in cui, invece, abbiamo dovuto sentir dire qualcuno di “essere molto contento” di come stanno andando le cose, è al patron e sua moglie Marisa (a proposito, perché Marisa è uscita di scena? La sua passione, delicatezza, le sue idee, avevano dato un tocco di freschezza e praticità all'ambiente appena arrivato Bellini ad Ascoli) che chiediamo di ricordare le parole di Battista Faraotti sui tifosi. E gli chiediamo, anche, di far lavorare duro tutti gli altri. Perché tutti gli altri, dall'Ascoli, percepiscono introiti. Questo è solo il momento del silenzio, per tutti gli altri. E del lavoro duro, se gli riesce. Perché quello per quel che abbiamo riscontrato fino ad oggi, di duro, ha ben poco.