Caso Teramo, "La cena con Di Giuseppe? Dirò tutto a Palazzi"

Il tecnico del Barletta: "Io non c’entro con la combine"

Ninni Corda, indagato per Savona-Teramo

Ninni Corda, indagato per Savona-Teramo

Ascoli-Piceno, 14 luglio 2015 - Bisceglie, mercoledì 29 aprile. Intorno al tavolo di un ristorante sono a cena Ercole Di Nicola, direttore sportivo dell’Aquila, Marcello Di Giuseppe, dirigente del Teramo, e Ninni Corda, allenatore sardo del Barletta. Corda è arrivato a Bari intorno alle 20 dopo essere stato caldamente invitato da Di Nicola, che ha mandato qualcuno a prenderlo all’aeroporto. A prenotare il ristorante è stato Riccardo Leone, amico di Ercolino. Inizialmente voleva organizzare la cena a Trani, ma poi ha cambiato idea. «Volevo conferma se volevi avvicinarti a Trani, ma è più riservata a Bisceglie», dice Leone a Di Nicola nella telefonata delle 18 e 31 intercettata dalla Squadra mobile di Catanzaro (pagina 16 dell’informativa di reato). Bisogna stare lontano da occhi indiscreti, insomma, perché la questione da discutere è delicata. Gli inquirenti non hanno dubbi che si tratti della combine di Savona-Teramo. E ora anche Ninni Corda, contattato dal Carlino, fa capire che lì, intorno a quel tavolo del ristorante di Bisceglie, succede qualcosa di importante.

«Di Nicola aveva insistito parecchio per quella cena – spiega il tecnico –, ma io non sapevo che avrei trovato lì anche Di Giuseppe, che vedevo per la prima volta. Non avevo capito il motivo dell’incontro, poi quando mi sono trovato lì ovviamente l’ho capito».

Quindi si è parlato della combine Savona-Teramo, giusto?

«Questo non lo posso dire».

Beh, però si intuisce...

«Lo vedrete poi negli atti. Però, se dice che si intuisce, la capisco... Quello che è successo lo racconterò agli organi inquirenti, sportivi e non».

Insomma, lei ha intenzione di collaborare?

«Voglio semplicemente dire tutta la verità, come stanno le cose realmente. Devo difendermi, ma devo dire quello che realmente è successo. Magari posso aver fatto anche l’errore di non denunciare subito quello che è accaduto, ci può anche stare, ma ora dirò la verità».

Prima di andare avanti con il racconto di Corda, va contestualizzato il ruolo che secondo gli inquirenti l’allenatore svolge nella combine. Il tecnico, a lungo sulla panchina del Savona, sarebbe uno dei mediatori assoldati da Di Nicola per trovare giocatori della squadra ligure disposti a vendersi. Nelle prime pagine dell’informativa c’è la telefonata in cui, sempre secondo le ipotesi della Procura, il ds dell’Aquila dà l’incarico a Corda. Ma quest’ultimo, ora, dà un’altra interpretazione di quella conversazione. Per capirla, bisogna tornare ancora più indietro. L’allenatore sardo, infatti, è stato coinvolto in un altro guaio giudiziario e sportivo, a causa del quale un mese fa è stato squalificato per tre anni insieme al suo vice Giovanni Mattu. Motivo della condanna, il tentativo di alterare il risultato di Savona-Spal del 6 settembre 2014. Corda e Mattu avrebbero esercitato pressioni su quattro calciatori del Savona affinché giocassero per perdere, favorendo così l’esonero dell’allenatore Arturo Di Napoli e il ritorno in panchina dello stesso Corda con il vice. I calciatori in questione sono Ignazio Carta, Ivan Marconi, Angelo Demartis e poi Marco Cabeccia e Alessandro Marchetti, gli stessi due che hanno poi rifiutato la combine di Savona-Teramo. Erano stati proprio gli stessi giocatori a denunciare il tentativo di illecito, in particolare Marchetti, che non aveva partecipato all’incontro in cui si doveva organizzare il tutto.

Ebbene, nei giorni antecedenti Savona-Teramo, l’inchiesta su Savona-Spal è ancora in corso. Corda sostiene che in quei giorni tre giocatori, ovvero De Martis, Marconi e Carta, sono pronti a ritrattare le accuse contro di lui. E questo sarebbe, a detta dell’allenatore, l’argomento della telefonata che lui riceve da Di Nicola e che invece secondo gli inquirenti è appunto uno dei primi contatti per combinare la partita del 2 maggio. «Di Nicola aveva saputo che i tre giocatori volevano ritrattare – spiega Corda – e mi ha detto che potevo contare sul suo aiuto. Si sarebbe messo a disposizione promettendo a loro tre qualcosa per l’anno successivo. Insomma, lui si metteva a mia disposizione per aiutarmi, ma poi si legge nell’intercettazione che Di Nicola mi chiede in cambio un regalino». E in effetti la frase nelle intercettazioni c’è. Il 28 aprile, nella telefonata delle 19.13, Di Nicola dice a Corda, tra le altre cose: «A me fai un regalino e non c’è problema».

E il regalino, dunque, è l’oggetto dell’incontro del giorno successivo?

«Certo, può assolutamente essere. Ma poi bisogna vedere quello che gli ho detto per il regalino. E, ripeto, lo vedrete. Dirò tutto».

Insomma, lei non ha partecipato all’illecito?

«Il mio ruolo nell’illecito non esiste. Poi, se altri hanno fatto, se a me hanno chiesto qualcosa e io ho rifiutato, si capirà dagli atti».

Però lei risulta tra le persone coinvolte nella spartizione dei soldi.

«Una falsità. La polizia sostiene che io il 18 maggio fossi a Teramo per il pranzo in cui si stabilì la spartizione dei soldi. Ebbene, io il 18 ero a Savona, lo posso dimostrare. E’ un colossale errore degli inquirenti, vadano a controllare le celle telefoniche e non ci saranno più dubbi. Io a Teramo non sono mai stato, neanche il 18 maggio».

Per concludere: lei dice che leggeremo la sua verità negli atti. Domanda al contrario: lei che è stato coinvolto direttamente, esclude che ci sia stata una combine per Savona-Teramo?

«Non lo escludo. Assolutamente».