Ancona, 13 ottobre 2010 - Avrebbero dovuto smaltire ogni tre mesi, secondo le norme vigenti, i rifiuti pericolosi che l’azienda produceva. Invece, dopo un anno, oltre mille e cinquecento tonnellate di rifiuti speciali pericolosi erano ancora lì, nell’area di oltre due mila metri di proprietà della Ocma, azienda siderurgica di Campolungo, posta martedì sotto sequestro dai carabinieri del Noe di Ancona che, contemporaneamente, hanno anche denunciato il titolare della limitrofa concessionaria d’auto, responsabile di aver depositato oltre quaranta automezzi, in stato di evidente abbandono, in uno spazio sempre di proprietà dell’azienda.
 

L’operazione dei militari del Noe, guidati dal capitano Vincenzo Marzo, è partita a seguito dei drammatici fatti che hanno travolto la città di Devecser in Ungheria, dove un contenitore di fango rosso, residuo tossico della produzione di alluminio, si è rotto ed il suo contenuto ha inondato tre villaggi nell’ovest del Paese, causando morti e feriti: i militari, onde evitare il verificarsi di fatti analoghi, hanno deciso quindi di controllare lo stato delle aziende siderurgiche della regione e, ad Ascoli, hanno avuto la ‘bella sorpresa’.
 

Le mille e cinquecento tonnellate di rifiuti pericolosi, sfuggite, tra l’altro, ad ogni tipo di registrazione, erano state stoccate illecitamente nel capannone dell’Ocma e nelle aree limitrofe, e giacevano lì da oltre un anno. I carabinieri, dopo le opportune verifiche, hanno quindi provveduto a sequestrare il materiale pericoloso costituito da polveri provenienti dal sistema di abbattimento dei fumi industriali, fanghi di lavaggio delle colate di alluminio, ceneri da combustione di leghe metalliche e pietre refrattarie degli altiforni industriali; 400 tonnellate circa di rifiuti speciali non pericolosi (rottami metallici, pneumatici fuori uso, piloni in cemento armato, inerti da demolizione, bancali in legno ed oggetti plastici danneggiati); oltre 6mila metri quadri di aree industriali (2mila dei quali di proprietà dell’Ocma); infine, le auto abbandonate dalla vicina concessionaria, non bonificate da oli, liquidi vari e batterie.
 

I due titolari delle attività sono stati di conseguenza denunciati, in concorso tra loro, e rischiano fino a due anni di arresto e 30mila euro di multa con sospensione, fino ad un anno, dell’incarico fino ad oggi ricoperto. I due sono accusati di stoccaggio e deposito incontrollato di ingenti quantità di rifiuti speciali pericolosi e non pericolosi che hanno, quindi, gestito illecitamente, non effettuando le previste annotazioni sui relativi registri. Proprio la mancata registrazione dei rifiuti è attualmente oggetto delle ulteriori indagini del Noe. Il valore di quanto sequestrato dai carabinieri, comprensivo delle spese di bonifica e smaltimento, è di oltre 5 milioni di euro.