Ascoli Piceno, 7 marzo 2011 - "L’INCHIESTA su B. va archiviata". La conferma che Rossella Goffo è morta strangolata non fa cambiare di una virgola la linea difensiva dell’unico indagato per omicidio, il tecnico della questura A.B. . L’avvocato del 42enne, Nazario Agostini, commenta senza scomporsi l’ennesima conferma sull’identità del corpo trovato il 5 gennaio al Bosco dell’Impero, corpo che appartiene appunto alla funzionaria della Prefettura di Ancona scomparsa il 5 maggio scorso e che era già stato riconosciuto da un bracciale e dai brandelli di vestiti.
 

"UNA circostanza che non aggiunge e non toglie nulla alla posizione di B. — dice Agostini —, che non ha ucciso la Goffo. Questa è la verità, e la magistratura deve prenderne atto, archiviando l’inchiesta a suo carico. Non potrebbe essere altrimenti. Ci sono ampi elementi a discolpa di B. primo fra tutti quello, a mio avviso sottovalutato, relativo alla testimonianza di due colleghi della Goffo che hanno detto di aver visto la donna il 5 maggio, il giorno dopo l’ultimo incontro con B. ad Ancona".

Quelli a cui si riferisce Agostini sono due testimoni che hanno raccontato non solo di aver riconosciuto con certezza Rossella, ma uno di loro, secondo indiscrezioni, avrebbe addirittura detto di aver sbattuto contro la donna. Resta però il giallo della data, ma, dice Agostini "come potrebbero questi due colleghi confondersi? Il 4 maggio per Ancona non è un giorno qualsiasi, ma la festa del patrono: quindi non è possibile sostenere che i due testimoni possano aver sbagliato la data dell’avvistamento, il 5 maggio".


B. inoltre, sempre secondo indiscrezioni, ha presentato una seconda memoria difensiva, dalla quale emergerebbero particolari deifiniti "inquietanti": in sostanza una serie di circostanze importanti ma sottovalutate nelle indagini.


QUELLA di B. è stata la pista seguita fin dall’inizio. Un omicidio premeditato, secondo l’accusa, per togliere di mezzo una donna che non ne voleva sapere di lasciar perdere A. B.,  sua moglie e i suoi quattro figli. Neanche dopo una denuncia per stalking, per la quale la donna ha patteggiato. Ma anche su questo punto, quello cioè dell’assassinio organizzato freddamente, la difesa controbatte: "È evidente che il cadavere è stato trasportato nel bosco di Colle San Marco a ridosso della data del ritrovamento. Il che scagiona definitivamente il mio assistito".

Il killer dipinto dall’accusa, spiega il difensore, non avrebbe mai, sapendo di essere controllato a vista e subendo perquisizioni e interrogatori settimanalmente, commettere un’imprudenza simile: "Chi nasconderebbe mai un cadavere in un luogo frequentatissimo, inserito nelle guide tra i Sentieri Piceni, e notissimo ad ascolani e non? Solo chi avrebbe voluto che un corpo venisse trovato".


Dopo il la scoperta del cadavere a San Marco, l’indagine è passata tutta in mano ascolana, anche se il pm Irene Bilotta di Ancona continua ad affiancare il pm ascolano Carmine Pirozzoli.