Ascoli Piceno, 13 luglio 2011 - La riforma fiscale va fatta nonostante la crisi. Lo dice la presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia. “In un momento difficile come questo - ha spiegato Marcegaglia interpellata a margine dell’assemblea di Confindustria Ascoli Piceno - la riforma fiscale, a parità di pressione e gettito, sarebbe necessaria. Serve una riforma che riduca le tasse su imprese e lavoratori per dare un pò di respiro”.

La riforma, secondo Marcegaglia, si potrebbe, ad esempio, costruire sulla “rimodulazione degli scaglioni e l’aumento dell’Iva anche solo di un punto”. Con la manovra di correzione dei conti pubblici “abbiamo l’impressione che ci possa essere un aumento delle tasse sotto forma di tagli alle detrazioni”.

“Dal Parlamento ci giungono ancora questo pomeriggio, dopo che appena l’altro ieri il paese è stato sull’orlo del baratro, notizie che parlano di deputati che difendono ancora dei privilegi e impediscono le liberalizzazioni. Questo non é positivo perché noi dobbiamo rilanciare la crescita in maniera sostenuta e non solo puntare al pareggio di bilancio del 2014”, ha proseguito la leader degli industriali. 

Che ha aggiunto: “Ancora una volta è mancato il coraggio di tagliare i costi della politica mentre si chiedono sacrifici a tutte le aziende a tutte le categorie sociali del Paese”. “Mentre nella prima versione della manovra questi tagli si prevedevano - ha sostenuto la Marcegaglia - poi la casta si è riunita e ancora una volta ha detto no ed ha creato una commissione che non portera’ a nulla”. 

E ancora: “E’ necessario che si arrivi all’approvazione di una riforma fiscale entro la fine di questa legislatura”.  “Questo Governo la riforma l’ha promessa già tre volte ma non l’ha ancora fatta. E' il momento di approvarla adesso e di farla favorendo le due categorie che mantengono in piedi ancora questo Paese: i lavoratori dipendenti e le imprese”.

"In questo momento drammatico, le sorti dei lavoratori e delle imprese sono comuni. O ci salviamo insieme o cadiamo insieme”. Poi, riiferendosi all’accordo interconfederale sui contratti, siglato 15 giorni fa con Cgil, Cisl e Uil, la Marcegaglia ha dichiarato: “ Sono molto soddisfatta di questo accordo, perchè è stato firmato in soli due giorni, forse nella maniera più veloce in tutta la storia d’Italia. Ricordo che con la Camusso, Bonanni e Angeletti - ha aggiunto - ci siamo detti : in questo momento drammatico per il Paese noi dobbiamo dare l’esempio, soprattutto alla politica che continua a dividersi e litigare. Così ci siamo assunti le nostre responsabilità e abbiamo trovato l’intesa”. Ed ha proseguito: “Oggi poi il Fondo monetario internazionale ha affermato che questo accordo sui contratti è stata tra le cose più importanti fatte in Italia negli ultimi mesi : di questa pronuncia sono molto orgogliosa”.

 

BONANNI: "DISOCCUPAZIONE GIOVANILE? COLPA DELLE FAMIGLIE"

"L’accordo che abbiamo siglato quindici giorni fa è una pietra miliare nella storia delle relazioni industriali”. Lo ha detto il segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni, intervenendo a un convegno promosso da Confindustria Ascoli, presente la presidente nazionale Emma Marcegaglia.


“L’intesa con Confindustria - ha spiegato Bonanni - non è importante solo perchè regolerà meglio i rapporti e i comportamenti tra aziende e lavoratori ma anche perchè, permettendo di fare accordi su base aziendale, ha rimosso ostacoli che sembravano intoccabili fino a cinque anni fa”. “Tutto questo lo abbiamo fatto - ha aggiunto - per senso di responsabilità e con l’unico obiettivo di salvaguardare i posti di lavoro. E di questo dovremmo vergognarci?”.

"Il lavoro per i giovani in Italia certamente manca e a qualsiasi condizione. Ma c’è da da noi una tara culturale rispetto agli altri Paesi avanzati che è dovuta alla mentalità delle famiglie le quali scoraggiano i loro figli a fare esperienze professionali o formative”. “In Germania o negli Usa - ha proseguito Bonanni - dal 35 al 50% dei ragazzi, che frequentano gli ultimi due anni degli studi per diplomarsi o laurearsi, vanno a fare esperienze di lavoro o tirocini. In Italia, invece, addirittura per i laureandi siamo fermi ad uno striminzito 5%. Dietro a tutto ciò - ha aggiunto il segretario della Cisl - c’è una svalutazione del lavoro che ha basi culturali e familiari sulle quali mai si è indagato prima perche’ questo era sconveniente”.