NON LA GELOSIA, non la doppia vita di Salvatore il movente del delitto. O meglio non solo questo dietro l’omicidio di Melania.


Dopo il gip di Ascoli, Calvaresi, è toccato a quello di Teramo, Cirillo, delineare lo scenario e le possibili cause di questo assassinio. E il gip impiega 185 pagine per descrivere la realtà nella quale esplode, il 18 aprile, la miccia che travolge la vita di Melania e che porta Salvatore nel carcere di Castrogno con l’accusa di omicidio. Un quadro di motivazioni psicologiche, di indizi rintracciati nelle telefonate, nelle relazioni extraconiugali, nelle parole di Melania e Salvatore.


E anche per il giudice di Teramo le radici di questa violenza nascono all’interno delle relazioni di coppia, delle difficoltà, dei tradimenti e anche forse di qualcosa collegato alla vita di Salvatore e a quella della caserma di Ascoli. E probabilmente ci saranno ulteriori approfondimenti e nuove indagini. Quello di Melania resta ancora un delitto che aspetta un «movente forte». Perchè tutto questo? Perchè la morte, la violenza, la crudeltà? La scelta impossibile di Salvatore stretto all’angolo dalle pressioni dell’amante e le responsabilità della vita matrimoniale non sembra sufficiente a spiegare l’efferatezza, le 35 coltellate, la messinscena...


Melania sapeva qualcosa di compromettente? Voleva parlare ed è stata messa a tacere per sempre?
Il giudice apre una parentesi importante nella pagina che illustra il possibile movente: "E’ possibile che Melania avesse scoperto qualcosa di assai più grave, o anche solo di torbido, di inconfessabile (non necessariamente di penalmente rilevante)". E’ qui la pista, la strada da battere, la possibile risposta...