Ascoli Piceno, 5 agosto 2011 - SALVATORE Parolisi non ha parlato. Anche ieri si è rifiutato di rispondere alle domande dei magistrati che lo hanno interrogato nel carcere di Castrogno. Una formalità di mezz’ora poi sono usciti sia il gip Giovanni Cirillo sia i pm Davide Rosati e Greta Aloisi che stanno conducendo l’inchiesta sul delitto di Melania. Lungo invece il confronto tra Parolisi e i suoi avvocati, con l’obiettivo di valutare la strategia processuale in previsione di un ricorso al tribunale del Riesame dell’Aquila. E dall’Abruzzo l’attenzione e l’attività dei magistrati è tornata a focalizzarsi su Ascoli. Qui infatti è arrivato nel pomeriggio Rosati per un sopralluogo nella caserma Clementi e nella casa di Folignano.

IL MONDO del «Reggimento Piceno» (la caserma dove lavorava Parolisi e dove sono nate anche le sue relazioni extraconiugali) è stato l’oggetto dell’attenzione del magistrato. Ma non solo. È stato ispezionato l’armadietto di Salvatore ed è stato sentito anche un militare in servizio al Rav Piceno. Una prima uscita del pm dopo l’ordinanza del giudice per le indagini preliminari che indica nella Clementi uno dei luoghi da analizzare meglio, una delle realtà da collegare al delitto di Melania e ai segreti che possono costituire il movente dell’omicidio. Parolisi stesso ha fatto riferimento alla droga e alle sette sataniche, mentre il gip segnala che «qualcosa di torbido e inconfessabile, anche se non di rilevanza penale» potrebbe essere il segreto che Melania aveva scoperto e per il quale è stata uccisa. E nel computer di Parolisi sono stati trovati tra i «preferiti» alcuni siti di transessuali. Altre tracce e altri elementi da passare al setaccio. Porta sempre in caserma anche la ricerca di un possibile complice di Salvatore, che avrebbe aiutato il caporalmaggiore solo nel deturpamento del cadavere. E conduce sempre al Rav Piceno anche il mondo delle relazioni extraconiugali che hanno costellato la vita di Salvatore: da Rosa a Ludovica.

Elementi vecchi e nuovi si incrociano in un’indagine che finora ha visto lavorare sei pm e almeno tre reparti speciali dei carabinieri, per acquisire «con tranquillizzante certezza», come scrive il gip di Teramo, un movente dell’omicidio. Movente che catalizza ancora l’attenzione e che resta il fulcro dell’indagine. Si cerca sempre anche il telefonista che ha trovato il corpo e che potrebbe non essere stato solo come risulterebbe dalla registrazione della chiamata.

E MENTRE in Procura a Teramo il professor Adriano Tagliabracci e il pm Aloisi approfondivano gli aspetti medico-legali delle ultime ore di vita di Melania e le fasi del delitto, il collega Rosati portava Ris e cani antidroga nell’appartamento che Salvatore e Melania hanno condiviso per tre anni fino allo scorso 18 aprile, quando è stata uccisa, trafitta da 35 coltellate, nel bosco di Ripe di Civitella.