Ascoli, 26 gennaio 2012 - Ricorso in cassazione per Katia Reginella. Non avrebbe ucciso il piccolo Jason, non sarebbe stata presente nella stanza quando avveniva il delitto e quindi non deve rispondere di questi reati. E’ l’avvocato Vincenzo Di Nanna, che assiste Katia, a spiegare la novità.
«Ho deciso di presentare un ricorso per saltum, ovvero saltando deliberatamente il tribunale di riesame — spiega il legale —. Ci troviamo infatti davanti ad una questione di puro diritto».

«In buona sostanza — prosegue l’avvocato Di Nanna — la versione dei fatti data da Katia Reginella coincide con quella fornita da Procura e gip che si basa soprattutto sulal deposizione dei tre ex compagni di cella di Pruscino che hanno raccolto la sua confessione».
Elementi e ricostruzione che per l’avvocato portano ad una diversa lettura dei fatti e quindi ad una diversa imputazione per Katia.

«La donna ha detto le stesse cose dei compagni di cella di Pruscino — spiega il legale — e c’è coincidenza, tranne che in alcuni particolari. E così lei non può rispondere di concorso ma semmai di condotta post factum. Quindi la partecipazione successiva ed altri reati meno gravi che sarebbero l’omissione di soccorso e concorso in occultamento di cadavere. Ed è anche da vedere se anche questi si possono poi attribuire a lei».

«Noi diamo per assurdo e per buona la ricostruzione dei fatti — prosegue Di Nanna —: si chiede direttamente alla Corte di Cassazione di dare la corretta qualificazione giudirica che può avere conseguenze dirette non solo sull’ accusa ma anche sulla libertà personale di Katia».
La Reginella è infatti ancora nel carcere di Castrogno a Teramo.

«Un altro elemento importante per me è il movente — conclude Di Nanna —. Se si vuol dare credito alla credibilità dei tre testimoni, come hanno fatto i giudici fino ad ora, allora bisogna comunque considerare il movente passionale unico ed esclusivo del marito. Sarebbe stato il pianto del bambino a far innervosire Pruscino. Un raptus improvviso che porta all’omicidio di quel neonato che non è suo figlio biologico. Katia al momento del delitto non è presente nella stanza perchè sta facendo le faccende. Ed interviene solo successivamente ed in caso partecipa solo all’occultamento del cadavere. Ma o si dimostra l’esistenza di un accordo preventivo (preventivo concerto) tra lei e il marito oppure non si può parlare di concorso di persona in reato. Ecco in sintesi la ragione del nostro ricorso alla Cassazione».