Ascoli, 9 febbraio 2012 - TRENTADUE pagine per fotografare la psicologia di un delitto. Per analizzare come può nascere la violenza, cosa la innesca e quali sono le radici profonde di una rabbia che esplode improvvisa in Salvatore Parolisi fino a travolgere e spezzare la vita di Melania.

A scrivere questo capitolo è la criminologa Margherita Carlini nominata consulente dall’avvocato Gionni che assiste i Rea. Per la Carlini «l’omicidio di Melania può essere considerato un omicidio di prossimità». Ovvero uno di quei delitti che si consumano all’interno di un rapporto, nel caso specifico, quello fra Melania e Salvatore.
 

MELANIA era una donna forte ma completamente dominata dal marito. Salvatore è stato il primo ed unico amore della sua vita: per lui lei ha sacrificato tutto e vive in sua totale dipendenza. Non guida, non lavora, non frequenta nessuno negli anni trascorsi a Folignano: solo una vicina di casa e la figlia Vittoria le fanno compagnia. Capisce il tradimento ma cerca di nasconderlo, di non ammettere il fallimento di quella che per lei è tutta l’esistenza.
 

Poi l’identikit di Salvatore: un narcisista che ha un«senso grandioso del sè». Parolisi ha una mancanza totale di empatia: non sa capire l’altro come dimostra sia nei confronti di Melania che di Ludovica. Ama essere adulato e al centro dell’attenzione. «La genesi dell’uxoricidio — spiega la Carlini — è dato dal desiderio/necessità di possesso. Il rapporto tra Salvatore e Melania è basato sul dominio e la possessività. Nel momento in cui la donna sceglie di allontanarsi dalla situazione di controllo o di umiliazione, nasce un conflitto all’interno della coppia che si trasforma in violenza.

LA VITTIMA si ribella e colui che finora ha dominato perde la posizione di controllo, vacillano le sue certezze indispensabili per la salvaguardia della sua fragile identità. Ecco quindi l’azione violenta: il delitto come tentativo estremo, di riprendersi uno status quo».