Ascoli, 25 marzo 2012 - AI CARABINIERI di Pomezia ha detto soltanto: «Sono Yuri D’Angelo». E poi è andato incontro al suo destino. Dopo quindici giorni di buio, il 29enne fuggito da Valle Castellana lo scorso 10 marzo assieme al figlio di appena tre anni si è costituito ai militari dell’Arma della cittadina laziale. Come fosse arrivato fin là lo sanno gli investigatori che già da qualche giorno avevano individuato la pista giusta. Questione di ore forse. Eppure sono stati battuti sul tempo da questo papà disperato che ha scelto per il bene di suo figlio di fare la cosa giusta. Ora per lui è scattata una denuncia per sottrazione di minore, mentre il piccolo è stato dato temporaneamente in affido ai servizi sociali della Comunità montana dei Monti della Laga e accompagnato nella casa famiglia «Istituto Castorani» di Giulianova.

 

Il Tribunale dei minori di Ancona, che a luglio aveva affidato la custodia del bambino alla mamma (decisione divenuta esecutiva lo scorso 23 febbraio e che ha motivato la fuga del giovane), è chiamato di nuovo ad esprimersi in merito: nei prossimi giorni dovrà stabilire a chi affidare il bimbo, una scelta non certo semplice, alla luce di quanto emerso in due settimane di angoscia e ricerche.

 

Due settimane durante le quali Yuri, con tutta probabilità, è stato nascosto prima a casa di qualche amico, forse proprio ad Ascoli, e poi ha iniziato a girovagare per l’Italia, ormai braccato dai carabinieri. E’ fuggito prima che gli incaricati del Tribunale bussassero alla porta della sua casa a Valle Castellana per portargli via il figlio. Per portarlo lontano, in un paese a lui sconosciuto, dove avrebbe faticato persino a capire le parole della sua mamma. Una ballerina greca, Evangelia Elisavet Lazari, con la quale il ragazzo aveva avuto una relazione dalla quale era nato il piccolo.

 

La giovane greca, però, se n’era andata dopo pochi mesi dalla nascita del figlio: come dichiarato alle telecamere di «Pomeriggio Cinque», non vedeva il bambino da maggio scorso. Salvo poi, tramite il suo avvocato, fare richiesta d’affido. Richiesta accordata dal Tribunale e diventata l’incubo di Yuri, terrorizzato dalla possibilità di non vedere più quel suo bambino bello e biondo, la luce dei suoi occhi in una vita fatta di momenti non sempre facili e luminosi.
Il giardino fuori dalla casa paterna a Valle Castellana racconta quest’amore: i giochi del bimbo, l’altalena e lo scivolo nel prato, i vestitini a stendere in balcone.

 

Una serenità ritrovata, per padre e figlio, e poi troppo presto spezzata. E’ stata la paura a spingere Yuri a fare quello che non doveva, a non seguire quella legge e quelle regole che gli sembravano punire il suo comportamento di padre presente e affettuoso, e a farsi giustizia da solo. Fuggendo, portando con sé il bambino, per tenerlo vicino ad ogni costo. Una gesto folle che ora potrebbe costare caro a questo giovane padre. Che potrebbe perdere per sempre il figlio. Perché la giustizia terrena non guarda i sentimenti, non comprende le ragioni irrazionali che portano a commettere sbagli per il troppo amore.

di NICOLETTA TEMPERA