San Benedetto, 29 luglio 2012 - Silenzio assoluto. Solo lo sciabordio delle onde sulle carene delle imbarcazioni all'attracco ai pontili del Circolo Nautico Sambenedettese. Poi, applausi scroscianti e meritati al protagonista. «Mi chiamo Pietro Grasso e sono procuratore nazionale antimafia».

Così inizia 'Liberi tutti', lettera a un ragazzo che non vuole morire di mafia, il libro presentato dal dottor Grasso al pontile del Cns, ad una platea di 300 persone. Appassionate nel sentire raccontare, incalzato dal giornalista Mario Paci, la vita vissuta faccia a faccia con la mafia. I rapporti con imprenditori e commercianti costretti a sottostare da sudditi ai voleri dei capi e poi con commercialisti, avvocati e burocrati faccendieri, al fil rouge che lega la mafia alla politica, «ai boss - sottolinea il dottor Grasso - ai Riina, ai Provenzano, «che sembrano agricoltori che hanno lasciato i campi e invece hanno potere di vita e di morte su quanti si oppongono al dilagare delle estorsioni, delle minacce e dei pizzi».

Un esempio, il procuratore nazionale antimafia, nel 1969 Pretore di Barrafranca, poi sostituto procuratore al Tribunale di Palermo, negli anni di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino e infine presidente del maxi processo alla mafia durato 20 mesi, «quando per scrivere la sentenza di 7.000 pagine ho impiegato 8 mesi, passando dal mio studio all'aula bunker dell'Ucciardone», lo ha portato all'appuntamento con 'Scrittori sotto le stelle', promosso dalla libreria 'La Bibliofila' con il patrocinio dell'Amministrazione comunale, sindaco Gaspari presente, con il presidente del Cns, Rolando Rosetti: il collaboratore di giustizia Vincenzo Conticello, titolare de 'L'Antica focacceria San Francesco' a Palermo. Nel 2005, dopo 11 mesi di sabotaggi, danneggiamenti ed intimidazioni, disse no alla richiesta di pizzo che avrebbe comportato l'azzeramento «dei danni, vertenze sindacali, scippi, furti, insomma pagando non avrei avuto più problemi, oltretutto con la somma versata, anche fatturata come sponsorizzazione, marketing e così via».

Vincenzo Conticello denunciò il tutto ai Carabinieri che smantellarono l'intera organizzazione del boss Franco Lino Spataro. Da allora vive con la scorta ai fianchi, come il dottor Grasso che ribadendo che «la mafia e la camorra investono in tutt'Italia, tanto che nessuna Regione si può ritenere immune da infiltrazioni economiche», ha concluso con un messaggio di certezza ai giovani che «hanno bisogno sempre più di punti di riferimento concreti e di testimoni»: «Il valore della cultura della legalità e la voglia di cambiare sono importanti. Per questo sia Conticello che io continueremo a dedicare la nostra vita, fino all'ultimo soffio, contro questo male che insieme dobbiamo debellare».

Pasquale Bergamaschi