Ascoli, 6 gennaio 2013 - Nella stesura delle motivazioni della sentenza di condanna all'ergastolo di Salvatore Parolisi per l'omicidio della moglie Melania Rea, il giudice Marina Tommolini ha commesso alcuni refusi nella battitura del testo. Ed in particolare ha sbagliato per due volte l'orario nella parte relativa alla ricostruzione della vicenda: due refusi che compaiono a pagina 61 della sentenza.

Nella ricostruzione del giudice, quel 18 aprile 2011 i coniugi Parolisi, verso le ore 14.20, lasciarono la loro abitazione per recarsi a Colle San Marco, dove arrivarono intorno alle ore 14.40. Poi si diressero al chiosco della pineta, dove arrivarono intorno alle ore 15.00-15.05 e in quei momenti - sempre secondo quanto scritto in sentenza - avvenne il delitto, conseguenza del rifiuto della donna ad un rapporto sessuale. L'omicidio si svolse in pochi minuti, ''dieci, massimo 15'', scrive il giudice. Poco dopo Parolisi, resosi conto dell'accaduto, fece squillare il cellulare della moglie per precostituirsi un alibi: erano le ore 15.26.28, come documentato dai tabulati telefonici. Fin qui tutto logico, poi il giudice incorre nel primo errore: Parolisi - scrive - ando' via con lo scopo di tornare a Colle S. Marco ed inventare la storia della scomparsa improvvisa della moglie: erano le 15.30 circa, mentre e' scritto in sentenza che erano le ''ore 14.30 circa''. Lungo il tragitto, poi, Parolisi fece altre telefonate al cellulare della moglie per rafforzare l'alibi e si diresse al Bar Sega'. Qui il giudice incorre nel secondo errore, indicando le ''14.45'' quale orario di arrivo al bar, mentre - a seguire la ricostruzione del magistrato - dovevano essere le 15.45. Due refusi che però non comportano nessuna conseguenza sulla sentenza e sui ricorsi.

Altre saranno le mosse della difesa che domani mattina (lunedì alle 11) a Teramo commenterà le motivazioni all'ergastolo scritte dal giudice Tommolini. Poi inizierà il lavoro per il ricorso in Appello.

di Natalia Encolpio

 

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