Ascoli, 21 marzo 2013 - E’ morto in una clinica romana Pietro Mennea. Lo sprinter, medaglia d’oro ai Giochi Olimpici di Mosca 1980 sui 200 metri e detentore del record del mondo sulla distanza per 17 anni, era nato a Barletta il 28 giugno 1952.

Carlo Vittori: "Una vita insieme"

E' stato il suo allenatore storico, quello con cui ha condiviso i più bei successi. Carlo Vittori, ascolano classe 1931, non può non  ricordare con belle parole il suo vecchio 'pupillo', scomparso questa mattina in una clinica romana all'età di 61 anni. Vittori vuole esaltarne soprattutto le straodinarie qualità sportive che lo hanno portato in cima al mondo con l'oro nei 200 metri alle Olimpiadi di Mosca nel 1980. 

«Di Pietro ho un ricordo lungo una vita, che non posso dimenticare -dice Vittori-. Lo vidi correre per la prima volta ai Campionati italiani giovanili, sulla pista di Ascoli Piceno, nel 1968, nei 300 metri: lì capii che era un talento naturale, una forza della natura. Lo conobbi nel 1970, quando il suo allenatore Mascolo lo portò a Formia». Nello specifico Vittori riconosce in particolare a Mennea il merito di aver rivoluzionato i modi di preparazione soprattutto in vista dei grandi eventi. «Pietro - riconosce Vittori - ha tracciato la vita etodologica del training, affermando con i fatti i timori che un velocista si potesse allenare poco, magari solo perche' era stato dotato da madre natura. Pietro ha invece dimostrato che, allenandosi in maniera meticolosa, poteva migliorare. Le doti che gli riconosco sono l'impegno e la testardaggine: era davvero un martello pneumatico. Un esempio? Se per caso arrivavo con 5' di ritardo all'allenamento, si faceva trovare con il dito indice che batteva sull'orologio. E questo accadeva anche dopo nove o 10 anni di attivita».

Vittori fa un profilo non solo del Mennea sportivo ma anche del Mennea uomo. «Aveva un eccesso di senso della responsabilita'; secondo me questa era addirittura una sua debolezza, che lo spingeva ad andare oltre». «Mennea avrebbe dovuto vincere anche le Olimpiadi del '76 -conclude il suo ex allenatore-: una settimana dopo a Viareggio, infatti, stabili' il record italiano con un tempo inferiore a quello dell'olimpionico Don Quarrie».

Domenico Cantalamessa