Ascoli, 7 novembre 2013 - L’ultimo stalker di cui ancora non si conosce il volto e il sesso, è quello che si ostina a scrivere il numero di cellulare dell’imprenditrice ascolana Angela Velenosi, sui muri dei bagni dei supermercati, promettendo prestazioni sessuali di ogni tipo e gratuitamente. Un tormento che dura da mesi per la donna, che riceve sms e telefonate a sfondo sessuale, senza sapere perché. Ma lo stalking ha tanti volti, soprattutto quelli di ex mariti, fidanzati e amori non ricambiati.

Dalle telefonate assillanti, a volte mute, spesso aggressive, ai bigliettini, lettere, fax e messaggi lasciati sulla porta. Ma anche l’invio continuo di doni e fiori, per poi arrivare al cosiddetto “cyber-stalking”, molestie perpetrate attraverso Internet con mezzi quali la posta elettronica e le chat. L’elenco dei comportamenti degli stalker, che con la legge 38 del 23 aprile 2009 è diventato reato, è tra i più svariati e a volte sorprendente. Si arriva a bucare le gomme dell’auto della vittima, a farle trovare animali morti, o carcasse in luoghi cari alla persona perseguitata, ma anche annullare o richiedere beni e servizi per conto della vittima, dalle automobili ai contratti di utenze telefoniche o della luce, fino ai servizi funebri. L’identikit dei comportamenti persecutori è stilato dall’avvocato romano Arianna Agnese, presidente dell’Associazione forense “Ius ac Bonum”, nata nel 2009 per dare supporto alle vittime.

Associazione che aveva creato un centro di ascolto per le vittime di violenza sessuale, maltrattamenti in famiglia e verso bambini, e atti persecutori. Centro che però è stato chiuso, spiega l’avvocato Agnese, perché la normativa sullo stalking “non tutela la vittima. La pena inflitta agli stalker è troppo bassa, e l’applicazione della misura cautelare nei confronti del persecutore dura la massimo tre mesi. Dopo i quali, l’autore dello stalking esce e può tornare a far male, addirittura uccidere la vittima. Ecco perché ho chiuso il centro di ascolto, era una responsabilità troppo grande quella di spingere la vittima a denunciare il suo persecutore”. È la normativa che invece, fa notare il legale anti-stalking, dovrebbe cambiare, con l’inasprimento delle pene e una maggiore tutela della vittima. Nell’ultimo anno, dal primo agosto del 2012 al 31 luglio del 2013, le denunce per stalking sono state 9.116, secondo il dossier del Viminale.

A denunciare nel 77,3% dei casi sono state donne. Dall’entrata in vigore della legge 38 del 2009 le denunce ammontano a 38.142 unità.Inoltre, un altro dato allarmante, spiega l’avvocato Agnese, è che molte denunce vengono archiviate per “mancanza delle condizioni di procedibilità”. In altre parole, non poche donne vittime di molestie, pedinamenti, telefonate, messaggi d’ogni genere e altre violenze, procedono direttamente alla stesura della denuncia, spesso incorrendo in omissioni di forma che invalidano la querela, la quale viene così archiviata. A loro rischio e pericolo.

Valentina Marsella