Ascoli, 20 aprile 2014 - DIPINGE da quasi cinquant’anni, da quando frequentava la scuola d’arte che si trovava all’interno del palazzetto Longobardo. Ora, è diventato uno dei pittori più famosi della città, tanto che ha esteso il suo raggio d’azione dedicandosi anche ad alcune vignette satiriche che nei mesi scorsi sono state pubblicate anche dal Carlino. Si tratta di Giuseppe Solimando.

Come è nata la sua passione per l’arte, ed in particolar modo per la pittura?
«Non c’è stato un episodio specifico che mi ha fatto avvicinare a questo mondo. Posso dire che quando ero bambino, sin dalla tenera età, amavo osservare i miei amici e i ragazzi più grandi che disegnavano. Ogni tanto, mi cimentavo anche io con la matita ed i colori, cercando sempre di creare delle figure nuove, dando sfogo alla mia fantasia. A volte restavo letteralmente incantato nell’ammirare le opere di pittori famosi e sognavo di diventare come loro, con le dovute proporzioni ovviamente. Nel 1969, poi, cominciai a frequentare la scuola del palazzetto longobardo e nel giro di tanti anni sono riuscito a realizzare numerose opere che sono molto apprezzate dal pubblico».

Qual è il suo stile?
«In molti mi hanno definito come un pittore ‘naive’, ma sinceramente non mi ritrovo in tale descrizione. Forse, lo ero in un primo momento, ma con il trascorrere del tempo sono cambiato e di conseguenza mi sono spostato verso altri stili molto differenti. Anzi, se me lo concedete vorrei definirmi come un impressionista».

Ultimamente ha dato vita anche a molte vignette. Non è così?
«E’ vero. Si tratta soprattutto di vignette comiche, molte delle quali hanno come protagonisti principali i miei amici, i politici locali oppure i personaggi più famosi e storici che hanno segnato la vita della città».

A proposito di quadri, qual è stato il più bello che ha realizzato? Ne esiste uno che ha particolarmente a cuore?
«Sono una persona molto umile, ma a mio avviso i quadri che ho realizzato sono tutti molto belli e vale la pena ammirarli, anche se solo per una volta. Hanno tutti un particolare significato e mi ricordano dei momenti specifici della mia vita. Non me la sento, francamente, di segnalarne uno in particolare».

Quali caratteristiche deve avere un buon pittore?
«Questa è una domanda davvero molto difficile. Per quanto mi riguarda, comunque, posso dire che un pittore deve avere innanzitutto una immensa passione per l’attività che svolge. Dipingere un quadro, infatti, o anche realizzare una semplice vignetta, richiede sia uno sforzo mentale che uno sforzo fisico. Inoltre, bisogna per forza mettere in secondo piano tante altre attività e concentrarsi, almeno per qualche giorno, solamente sull’opera da dipingere».

Quanto tempo impiega, in media, per realizzare un quadro? «Di preciso, non lo so. Non ho mai cronometrato (scherza, ndr). Il tempo che ci si impiega, infatti, dipende da molti fattori. A cominciare, ad esempio, dalle dimensioni dell’opera che ci si appresta a realizzare ed anche dal soggetto».

L’arte, per quanto la riguarda, è una questione di famiglia. Non è così, considerando il fatto che sua figlia Vanessa è una poetessa?
«Certamente, anche se appunto svolgiamo due attività artistiche molto differenti. Anche lei, comunque, a volte si cimenta con dei disegni, ma si concentra prevalentemente a scrivere poesie. Recentemente, fra l’altro, Vanessa ha pubblicato anche alcune raccolte».

A chi si ispira Giuseppe Solimando tra i tanti maestri del passato?
«Faccio un nome su tutti, quello di Vincent Van Gogh».

A cosa sarà dedicata la sua prossima opera?
«Alla primavera. Nei giorni scorsi, infatti, passeggiando lungo la pista ciclo-pedonale che attraversa il nostro quartiere ho avuto modo di ammirare delle bellissime composizioni floreali che desidero raffigurare al più presto nei miei quadri».
 

Matteo Porfiri