Schiavi di Hitler, il verdetto: "Ora la Germania paghi"

Vincono i parenti dei deportati: vanno risarciti

L’avvocato Lucio Olivieri, nuovamente vincitore

L’avvocato Lucio Olivieri, nuovamente vincitore

Ascoli, 1 novembre 2017 - Altra sentenza di condanna a carico della Germania per i crimini di guerra e questa volta per i cosiddietti schiavi di Hitler. Si tratta della deportazione di oltre seicentomila soldati italiani da parte delle forze armate tedesche, della loro schedatura e internamento in lager, con il loro massiccio impiego, fra l’8 settembre del 1943 e il maggio del 1945, nella produzione bellica, nell’industria, nell’agricoltura, nei servizi da parte della Germania di Hitler. Una storia comune a quella delle vittime del nazismo. Un’odissea che fu vissuta anche da tre soldati del territorio piceno: Vincenzo Neroni di Acquaviva, Giovanni Vagnozzi e Camillo Pasquale Borri di Cupra Marittima. I figli dei tre ‘schiavi di Hitler’ si sono rivolti allo studio dell’avvocato Lucio Olivieri che, insieme al figlio Andrea e alla nuora Cristina Nico, ha composto un’equipe che da anni si dedica al filone del risarcimento danni alle famiglie vittime di crimini di guerra compiuti dall’esercito nazista in Italia.

A costituirsi in giudizio sono stati Maria Neroni; Luigi, Daniele e Massimo Vagnozzi; Gianfranco e Luciana Borri. Questa volta a condannare la Germania è stato il Tribunale di Fermo, giudice Sara Marzialetti, con sentenza del 30 ottobre scorso. La Germania è stata giudicata in contumacia, mentre è intervenuto a suo favore il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale. Il Tribunale ha riperso tutto il dibattito che si è creato attorno alla giurisprudenza italiana, poiché la sentenza della Corte internazionale di Giustizia del 3 febbraio del 2012 aveva negato all’Italia la giurisdizione nei confronti della Germania, fu poi la Corte Costituzionale, con sentenza 238 del 2014, a stabilire che in presenza di crimini di guerra e contro l’umanità, non si può invocare il difetto di giurisdizione.

Il giudice ha deciso che questi crimini non si prescrivono e pertanto non si prescrive neppure il diritto al risarcimento del danno. Attraverso i documenti d’archivio e le testimonianze raccolte dallo studio di Lucio Olivieri, il Tribunale di Fermo ha ricostruito la prigionia dei tre soldati, la loro sottomissione ai lavori forzati in condizioni disumane e avvilenti e ha ritenuto che il trattamento subito dai militari era equiparabile alla condizione di schiavitù. Da qui la condanna nei confronti della Germania a risarcire il danno ai figli nella misura di 50 mila euro per ciascun soldato. «Sotto il profilo morale abbiamo avuto piena soddisfazione – hanno affermato i legali –. Ora si dovrà aprire la discussione per liquidare le somme di risarcimento, poiché la Germania si rifiuta di pagare bonariamente, quindi dovremo procedere con atti di pignoramento. La Germania non nega la sua responsabilità – la conclusione di Lucio Olivieri – Anzi, in molti atti processuali ha anche chiesto perdono, ma non è sufficiente a risarcire le vittime di questi crimini».