Italpannelli, un anno fa l’inferno: "Siamo ripartiti più forti"

Il 29 marzo del 2016 l’incendio allo stabilimento di Ancarano

L’incendio allo stabilimento di Ancarano

L’incendio allo stabilimento di Ancarano

Ascoli, 29 marzo 2017 - «Non ci siamo piegati al fuoco, l’azienda è ripartita più forte di prima». Lo afferma Filippo Latini, uno dei soci dell’Italpannelli, a un anno esatto dell’incredibile rogo. Il 29 marzo del 2016 un vasto incendio divampò nello stabilimento di Ancarano, dove lavoravano 190 persone. Una colonna di fumo nero, visibile anche nei comuni vicini, si alzò da un capannone. La situazione apparve subito drammatica: sul posto arrivarono decine di squadre dei vigili del fuoco di Ascoli e Teramo, e successivamente gli uomini in tuta bianca dell’Arta e dell’Arpam per verificare lo stato dell’area e del terreno. Precauzionalmente si decise di evacuare due abitazioni, a circa 150 metri dalla struttura. L’incendio venne sedato a fatica dopo ore e ore di estenuante lavoro, durante il quale un vigile del fuoco rimase anche leggermente ferito (leggi a lato). In quell’inferno venne distrutto il 30% dello stabilimento. Nonostante ciò, però, la voglia di ripartire non si fece attendere. Nei giorni immediatamente successivi, la proprietà con forza e tenacia lanciò la sfida: l’azienda che aveva dato forza e speranza a 190 lavoratori non si sarebbe piegata alle fiamme, ma si sarebbe riattivata al più presto. E così è stato. In poco tempo la produzione riprese e oggi l’Italpannelli è tornata ai ritmi di una volta. «Siamo ripartiti più forti di prima – ha affermato il proprietario –. Abbiamo lavorato con lo stesso entusiasmo di sempre. Non neghiamo che i danni siano stati ingenti, ma siamo riusciti a ricostruire la parte danneggiata, stiamo ricomprando i macchinari, abbiamo garantito il lavoro a tutti i nostri operai e oggi possiamo dire che siamo più compatti di prima». Intanto, l’incendio ha avuto ovviamente ripercussioni anche sul fronte giudiziario. 

IL SOSTITUTO procuratore di Teramo, Stefano Giovagnoni (titolare dell’inchiesta), ha firmato nelle settimane scorse la richiesta di rinvio a giudizio per tre persone appartenenti alla ditta esterna (i due titolari e un operaio) che la mattina del 29 marzo stavano eseguendo dei lavori di manutenzione con una saldatrice sul tetto, nel punto in cui è partito l’incendio. I tre sono accusati di incendio colposo perché con le loro condotte imprudenti avrebbero contribuito (in maniera involontaria) a far scatenare il rogo. In particolare, secondo la procura teramana, nell’eseguire i lavori di manutenzione la ditta esterna non avrebbe osservato pedissequamente le direttive di un fondamentale documento elaborato dalla stessa Italpannelli e relativo alla valutazione dei rischi. Così facendo, gli indagati avrebbero messo in atto una condotta colposa ritenuta causa del rogo. Nel registro degli indagati era finito anche il legale rappresentante della Italpannelli, ma per lui la Procura ha chiesto l’archiviazione. Non avrebbe responsabilità nel disastro perché sarebbe stato proprio lui a redigere il documento sulla valutazione dei rischi al quale tutte le ditte esterne avrebbero dovuto attenersi nello svolgere attività per conto della Italpannelli.