Scontro tra Tornado, l'omaggio ai piloti

Nell'incidente di tre anni fa persero la vita quattro giovani piloti, che verranno ricordati a Venarotta durante una cerimonia

Il momento dell'impatto

Il momento dell'impatto

Ascoli, 18 agosto 2017 - Domani saranno trascorsi tre anni da quel drammatico pomeriggio del 19 agosto del 2014, quando due Tornado dell’aeronautica militare si schiantarono sui cieli piceni, provocando la morte di quattro giovani piloti: Alessandro Dotto, Mariangela Valentini, Giuseppe Palminteri e Paolo Piero Franzese. Il contatto tra i due velivoli avvenne intorno alle 16.30, a un’altitudine di circa mille piedi, su una zona collinare boschiva priva di abitazioni tra le località di Casamurana, Tronzano e Poggio Anzù di Venarotta, causando l’esplosione del carburante e la disintegrazione degli apparecchi.

Domani, dunque, la comunità di Venarotta si stringerà di nuovo attorno ai familiari dei piloti, nel terzo anniversario dell’incidente. Per l’occasione, l’amministrazione comunale e l’associazione ‘Arma Aeronautica’ hanno organizzato diverse cerimonie. Si comincerà alle 11 con la deposizione di una corona di fiori sul monumento dedicato ai ragazzi, che venne installato a Gimigliano due anni fa. Alle 11.30 si svolgerà invece la messa, mentre nel pomeriggio alle 15.30 verrà posto un altro mazzo di fiori a Poggio Anzù. «E’ nostra intenzione, attraverso una cerimonia sobria ma solenne, ricordare i quattro ragazzi dell’aeronautica e stringerci nel ricordo insieme alle famiglie – spiega il sindaco di Venarotta, Fabio Salvi, che tre anni fa mise a disposizione tante strutture del paese, tra le quali anche il campo sportivo, per agevolare i soccorsi e l’operazione di ritrovamento dei corpi –. Dal giorno dell’incidente abbiamo instaurato un ottimo rapporto istituzionale con l’aeronautica militare ma anche con i genitori e i parenti dei piloti. Siamo felici che ogni anno questa collaborazione si rinnovi nel nome dei ragazzi che hanno perso purtroppo la vita in quella giornata che nessuno di noi potrà mai dimenticare».

Matteo Porfiri