Scandalo Start, anche una villa sequestrata per l’ammanco record

Ecco chi sono le persone finite sotto inchiesta

Start, sviluppi nell’inchiesta

Start, sviluppi nell’inchiesta

Ascoli, 30 gennaio 2016 – Sequestro di beni per oltre mezzo milione: la Guardia di Finanza dà una svolta alla clamorosa vicenda dell’ammanco Start e Start Plus. Il giudice per le indagini preliminari, su richiesta del procuratore capo, Michele Renzo, e del sostituto procuratore, Umberto Monti, ha infatti emesso un decreto di sequestro preventivo finalizzato alla confisca (anche ‘per equivalente’) a cui le Fiamme Gialle hanno dato attuazione: tra i beni sequestrati ci sono una villa, una casa e un locale commerciale, oltre a disponibilità finanziarie: tutto questo per un totale che supera i 500mila euro. Gli inquirenti contestano profitti ritenuti illeciti pari a 250mila euro per ciascuno dei tre indagati. Gabriele Cameli, 59 anni, Andrea Ciabattoni, 43 anni (rispettivamente dell’agenzia Cameli e del Caffè Mazzini di San Benedetto) e Ado Paolini (ex direttore generale della Start) sono indagati per peculato.

A Paolini viene contestato anche l’abuso d’ufficio. Nel dettaglio, a quest’ultimo è stata sequestrata la villa, a Cameli il locale commerciale e a Ciabattoni la casa. Si avvia a conclusione l’indagine iniziata nel 2014 dopo gli esposti presentati in Procura dall’allora presidente Alessandro Antonini e che avevano sollevato il caso del milione di ‘buco’ alla Start e alla Start Plus.

L’operazione ‘Corsia preferenziale’ della Finanza ha riguardato l’evoluzione dei debiti della Cameli e del Caffè Mazzini, maturati in una decina d’anni. Alle due agenzie era affidata la vendita dei biglietti della Start e della Start Plus, ma non tutti i soldi incassati venivano riversati nelle casse delle due società di trasporto. Alla fine l’ammanco accertato dala Finanza supera il milione di euro, gran parte del quale imputabile all’agenzia Cameli e in parte molto ridotta al Caffè Mazzini. Un sistema che, secondo gli inquirenti, sarebbe stato agevolato anche dall’assenza di procedure di controllo interno dei rapporti con le società affidatarie dei servizi di biglietteria di Ascoli e di San Benedetto, con una serie di omissioni, a partire dalle informazioni dovute agli organi societari: sulla base della ricostruzione delle Fiamme Gialle, venivano fornite rassicurazioni sulle posizioni creditorie per nascondere o manipolare i debiti delle agenzie concessionarie, sempre più rilevanti, anche attraverso una artificiosa gestione delle registrazioni in contabilità, con specifici accorgimenti di natura contabile messi in pratica solo per rendere difficoltosa la reale situazione debitoria delle agenzie di vendita dei biglietti. I risultati del lavoro della Finanza serviranno ora anche per accertare eventuali danni erariali.