CronacaTerremoto, sindaci in rivolta. "Bloccate anche le donazioni"

Terremoto, sindaci in rivolta. "Bloccate anche le donazioni"

Nel mirino il sì al decreto: "Rischio dissesto"

sindaci Guido Castelli, Romano Carancini (Macerata), Fabrizio Cardarelli (Spoleto) e Maurizio Brucchi (Teramo)

sindaci Guido Castelli, Romano Carancini (Macerata), Fabrizio Cardarelli (Spoleto) e Maurizio Brucchi (Teramo)

Ascoli, 27 marzo 2017 - Comuni a rischio dissesto finanziario. E forse anche impossibilitati a spendere i soldi delle donazioni. E’ questo l’allarme che lanciano quattro sindaci delle zone del terremoto, ovvero Guido Castelli, Romano Carancini (Macerata), Maurizio Brucchi (Teramo) e Fabrizio Cardarelli. Nel mirino degli amministratori c’è la recente approvazione, alla Camera, del terzo decreto legge sulla ricostruzione. «Siamo profondamente insoddisfatti – dicono – perché sono stati respinti tutti gli emendamenti provenienti dall’Anci, e comunque sollecitati dagli enti locali, volti a sostenere i comuni del cratere sotto il profilo dei vincoli di finanza pubblica.

Alludiamo a modifiche e integrazioni indispensabili affinché i sindaci possano svolgere quel ruolo attivo che, pure, il decreto per altri versi dichiara di vuole stimolare. I comuni possono e devono essere gli agenti pubblici protagonisti del complesso processo di ricostruzione e, dopo tante incertezze, le autorità nazionali sembrano aver finalmente accettato questo elementare principio. Ciò potrà accadere, tuttavia, solo se comuni del cratere - già severamente debilitati da sei anni di tagli selvaggi - verranno preservati dai rischi di un dissesto finanziario causato dalle implicazioni finanziarie del sisma». Il nodo è sempre lo stesso, quello che fa arrabbiare molti sindaci a ogni latitudine ben prima del terremoto: il patto di stabilità. «Avevamo chiesto al Governo e alla Camera dei Deputati – proseguono i quattro – che fosse garantito ai comuni del cratere la deroga all’obbligo del pareggio di bilancio (ex patto di stabilità) per il triennio 2017/2019.

Un intervento assolutamente necessario e che, di fatto, ove non introdotto potrebbe determinare effetti paradossali come l’impossibilità tecnica per i sindaci di spendere i soldi ricevuti per effetto di donazioni. Avevamo altresì evidenziato l’esigenza non negoziabile di prevedere, anche per il 2017, un congruo e realistico effetto compensativo a fronte dello slittamento rateale del pagamento dei tributi comunali dell’anno in corso. Senza queste elementari integrazioni normative, tra l’altro, i comuni soffriranno enormi problemi in termini di equilibri di cassa anche alla luce della necessità di anticipare risorse per il pagamento degli interventi in somma urgenza susseguitisi negli ultimi mesi.

Da ultimo avevamo richiesto specifici interventi normativi che prevedessero il ristoro integrale , o quantomeno parametrizzato, anche del minore gettito della tassa sui rifiuti. Ad oggi è previsto, senza che peraltro siano noti tempi e modalità, il ristoro del mancato gettito Imu per gli immobili inagibili. Stesso meccanismo dovrebbe essere previsto per la Tari, perché i contratti in essere di raccolta e smaltimento dei rifiuti non subiscono riduzioni nella prestazione del servizio proporzionale rispetto a quanto, per effetto delle ordinanze di sgombero, i contribuenti chiedono la cancellazione del tributo».

LA PARTITA ovviamente non è chiusa, e i sindaci sperano di poterla ribaltare nel secondo tempo: «Ora la palla passa al Senato – si sonclude la lettera –: tocca a Palazzo Madama scegliere se devastare la capacità operativa dei comuni e dei territori vittime della più grave crisi sismica che l’Italia abbia mai ricordato dal 1703 ad oggi oppure consentirci di aiutare la nostra gente. Chiederemo al presidente dell’Anci De Caro di sostenere con determinazione questa nostra battaglia, che è la battaglia di tutti. Se qualcuno vuole davvero aiutare le popolazioni dell’Appennino colpite dal sisma è ora di dimostrarlo».