Il capo ultrà dell’Atalanta ‘Bocia’ allontanato da Ascoli per tre anni

Era in possesso di fuochi pirici ‘speciali’ senza il necessario permesso

Il leader della curva atalantina Claudio Galimberti, detto ‘Bocia’

Il leader della curva atalantina Claudio Galimberti, detto ‘Bocia’

Ascoli, 12 febbraio 2016 - Non c’è pace per il leader della curva atalantina Claudio Galimberti, detto ‘Bocia’. Il 42enne, guida storica del tifo nerazzurro e più in generale simbolo nazionale della battaglia ultras contro le tante restrizioni previste dalla legge per chi commette reati da stadio, è stato infatti colpito da un ‘divieto di rientro’ nella provincia di Ascoli della durata di tre anni.

Il motivo non ha nulla a che fare con l’Ascoli Picchio o lo stadio Del Duca ma è legato ad alcuni acquisti ‘senza permesso’ effettuati nel Piceno. Poche settimane fa, infatti, Galimberti si trovava a transitare per il centro di Ascoli con alcuni amici, anch’essi legati alla curva Nord di Bergamo.

Una pattuglia della polizia ha fermato la loro vettura a pochi metri da piazza Arringo e dai controlli è emerso che trasportavano materiale pirotecnico professionale destinato esclusivamente all’uso da parte di titolari di porto d’armi. In mancanza di questo requisito Galimberti è stato segnalato dagli agenti e, successivamente, fatto oggetto della restrizione.

Il provvedimento, a quanto pare, è scattato per il possesso dei fuochi in relazione, però, alla particolare condizione in cui si trova Galimberti, pluripregiudicato e ripetutamente colpito da divieti di accedere alle manifestazioni sportive (Daspo). Galimberti, a quanto pare, era passato ad Ascoli per incontrare alcuni esponenti della tifoseria bianconera con cui sta collaborando da tempo per proporre, in accordo con altre realtà di tutta Italia, la modifica dell’articolo 9 della legge Amato: una norma che permette il divieto di vendita di biglietti, tessere e abbonamenti a soggetti che abbiano ricevuto un Daspo, anche con sentenza non definitiva.

Un punto molto dibattuto della legge che, in sostanza, apre le porte alla ‘diffida a vita’. Da tempo i gruppi organizzati delle tifoserie (non solo calcistiche) di tutta Italia stanno cercando di trovare un punto di incontro con le istituzioni su questo fronte, ma per ora le restrizioni restano invariate.

Pochi giorni dopo l’episodio ascolano, tra l’altro, il Bocia è stato colpito nella sua città da una richiesta di provvedimento ben più pesante: tre anni di sorveglianza speciale, con obbligo di soggiorno a Bergamo.