Ascoli, violenza sessuale sulla nipotina. Il giudice assolve un quarantenne

Il pubblico ministero aveva chiesto una pena di sette anni

Violenza sui minori

Violenza sui minori

Ascoli, 15 febbraio 2018 - Il Collegio del tribunale di Ascoli ha assolto «perché il fatto non sussiste» l’ascolano di 40 anni che la Procura accusava di violenza sessuale aggravata, atti sessuali e corruzione di minorenne; reati che avrebbe commesso nei confronti di sua nipote i cui familiari si sono costituiti parte civile. Il pm Umberto Monti ieri ha chiuso la sua requisitoria convinto della colpevolezza dell’imputato, chiedendone la condanna a sette anni di carcere. Il collegio presieduto dal giudice Marco Bartoli lo hanno assolto ai sensi dell’articolo 530, secondo comma, poiché in dibattimento non è stata raggiunta la prova della sua colpevolezza.

Questa vicenda ha peraltro dato vita ad un’altra inchiesta. Monti nelle scorse settimane ha infatti iscritto al registro degli indagati cinque testimoni della difesa, per lo più parenti dell’imputato, accusandoli di falsa testimonianza. Sono già stati sottoposti agli interrogatori di garanzia. I fatti oggetto del dibattimento si incastrano in un contesto familiare che nel periodo in questione non era affatto tranquillo.

L’impianto accusatorio del sostituto procuratore Monti si basava non solo sul racconto della ragazzina che all’epoca dei fatti aveva 13 anni, ma anche su alcune intercettazioni. In un’occasione l’uomo, trovandosi solo con la ragazzina, l’avrebbe toccata nelle parti intime facendole anche vedere un film porno dal suo telefonino, dandole anche pizzicotti lascivi. L’imputato in processo aveva raccontato di essere stato sorpreso dalla nipote mentre si masturbava in salotto vedendo un filmino erotico, ma ha precisato che ciò era avvenuto in maniera assolutamente casuale.

Soddisfatti gli avvocati difensori Simone Fioravanti e Massimo Tonoli. «In attesa di leggere le motivazioni, crediamo che il Collegio abbia tenuto conto dell’inattendibilità della ragazzina che in sede di indagini ha fornito una versione dei fatti, modificandola poi durante il processo» commenta Tonoli. «L’accusa ha basato l’indagine su intercettazioni riguardanti il nostro assistito nelle quali ha ravvisato, secondo noi erroneamente, gli estremi addirittura di una confessione, ma così non era» ha aggiunto Fioravanti.

«Non possiamo fare noi ricorso in Appello, ma alla luce delle motivazioni solleciteremo la Procura a procedere in tal senso» annuncia l’avvocato Umberto Gramenzi che insieme alla collega Silvia Morganti assiste la famiglia della ragazzina.