Anche il Leopoldus chiude i battenti

L’amarezza di Pippo Feriozzi: "Era impossibile andare avanti"

La porta chiusa del Leopoldus, con il cartello che annuncia l’apertura del nuovo locale

La porta chiusa del Leopoldus, con il cartello che annuncia l’apertura del nuovo locale

Ascoli Piceno, 11 maggio 2016 - Anche Leopoldus, purtroppo, ha chiuso battenti. Dopo 23 anni. E dopo quattro anni di difficoltà alle quali i titolari, Giuseppe Feriozzi e Spartaco Guadagnolo, non sono riusciti a porre rimedio per salvare una delle pizzerie (ma anche birreria e ristorante) tra le più storiche del centro. Probabilmente anche una delle più grandi e belle con il suo caratteristico arredamento in legno.

Martedì scorso l’ultimo giorno di apertura e in serata le serrande del ‘Leopoldus’ sono state abbassate per sempre.

«Ci trasciniamo da tempo – dice Feriozzi – e non ce l’abbiamo fatta più. La città durante la settimana è un mortorio e ormai erano quattro o cinque anni che subivamo tutto ciò. Ventitré anni. Una vita di sacrifici e anche di umiliazioni. Questo è quello che ha saputo ridare la città a chi ha investito per tutto questo tempo. L’asse commerciale da un po’ si è spostato verso piazza Arringo. Questa zona (via Vidacilio, ndr) è stata martoriata con i continui lavori che per quanto necessari dovevano essere affiancati da una politica in grado di non penalizzare questa parte del centro. Sono a conoscenza del fatto – continua – che in altre zone questo trend negativo non è stato così evidente. Tutta la parte di via Vidacilio, via Cairoli, piazza Ventidio Basso, ma anche via Sacconi, sta soffrendo molto».

Praticamente da sempre nel campo della ristorazione, Giuseppe Feriozzi è stato fino a ieri anche il presidente della Consulta per il commercio ed il turismo. «Ho dato le mie dimissioni questa mattina (ieri mattina ndr) dalla Consulta – dice ancora –. Ora ripartirà senza di me. Le mie battaglie le ho fatte. Ora basta. Anche quella di chiudere il Leopoldus – continua – è stata una decisione obbligata. Mi sento profondamente deluso da questa città. Le uniche gratificazioni negli ultimi tempi ce le hanno date i turisti. Sono stati loro che con la loro presenza e con il loro riconoscere la qualità del nostro lavoro ci hanno spinto ad andare avanti per qualche anno in più. I motivi che hanno contribuito a rendere il centro un mortorio sono stati tanti: sono anni che al teatro si organizzano spettacoli solo per gli ascolani, che la città è inaccessibile e che l’ascolano non ha più motivi per risiederci. Un locale come era il nostro, strutturato a 360 gradi, non si può reggere solo il sabato. Forse il nostro errore è stato proprio questo, cioè di continuare a dare un servizio importante. Se hai un’attività commerciale a carattere familiare reggi, altrimenti no. Nei periodi buoni avevamo 9 dipendenti, ultimamente ne avevamo solo 3. Penso – conclude – di aver dato qualità. E doveva essere un vanto per questa città».