Italiani arrestati in Gambia, l’armatore: “Sono in pessime condizioni”

“Stanno male fisicamente e mentalmente”. Il loro peschereccio era finito sotto sequestro per la presunta violazione delle dimensioni delle maglie di una rete

Peschereccio (foto di repertorio)

Peschereccio (foto di repertorio)

Ascoli, 5 marzo 2015 - «Non sono in buone condizioni né fisiche né mentali, sono rinchiusi in celle sovraffollate, senza bagni, senza servizi e senza acqua, e si trovano in due bracci diversi del carcere, reclusi con veri criminali».

Queste le condizioni dei due pescatori italiani arrestati in Gambia secondo quanto riferisce l’Italfish di Martinsicuro, società armatrice della nave, riferendo della visita del console ai due marinai. Italfish interpellata dall’Ansa sottolinea che «la situazione si fa sempre più preoccupante» e «non vorremmo che si trattasse di un nuovo caso ‘Marò’».

Le condizioni igienico sanitarie del carcere, secondo quanto riferito dal console onorario in Gambia alla Italfish srl, sono «estremamente scarse. Nelle celle - sottolineano dall’ufficio della società armatrice che sta gestendo il caso - sono rinchiuse anche fino a 20 persone».

Il console onorario in Gambia è la prima persona che i due pescatori italiani - il capitano della nave Idra Q., Sandro De Simone, di Silvi Marina (Teramo), e il direttore di macchina, Massimo Liberati, di San Benedetto del Tronto (Ascoli Piceno) - hanno potuto incontrare dal giorno dell’arresto, avvenuto lunedì, dopo dieci giorni passati in stato di fermo.

L’imbarcazione era finita sotto sequestro per la presunta violazione delle dimensioni delle maglie di una rete. In Africa sono al lavoro due rappresentanti della società armatrice, uno a Dakar (Senegal) dove si trova l’ambasciata competente per territorio, e l’altro in Gambia.

L’obiettivo è quello di ottenere la revoca del provvedimento di arresto - avvenuto al termine di quella che la Italfish definisce come «udienza sommaria» - e il rilascio dei due marinai. A bordo dell’imbarcazione era presente anche un terzo italiano, il nostromo Vincenzino Mora, di Torano Nuovo (Teramo), non coinvolto nella vicenda giudiziaria.