"Ragazzini autistici costretti a urinarsi addosso". Arrestati 5 educatori: il video choc

Grottammare, dovranno rispondere di maltrattamenti e sequestro di persona. All'interno della 'Casa di Alice' è stata trovata una "stanza si contenimento", dove i pazienti venivano denudati, spintonati e sgridati FOTO - VIDEO

Grottammare (Ascoli Piceno), maltrattamenti al centro per ragazzi autistici 'La casa di Alice'

Grottammare (Ascoli Piceno), maltrattamenti al centro per ragazzi autistici 'La casa di Alice'

Grottammare (Ascoli Piceno) 15 luglio 2014 - Maltrattamenti e sequestro di persona. Con queste pesanti accuse sono stati arrestati dai carabinieri di San Benedetto del Tronto, cinque educatori in servizio nel Centro socio-riabilitativo per giovani disabili 'Casa di Alice' di Grottammare, gestito dal Comune attraverso una cooperativa esterna. In manette sono finiti R.C., 47 anni, coordinatore, e gli operatori R.R., 53 anni, M.R.B., 46, S.C., 43, L.D., 53 anni. 

Il centro ospita disabili affetti da autismo di età compresa dagli 8 ai 20 anni. Al suo interno è stata scoperta dalle forze dell'ordine, che hanno agito su mandato della Procura della Repubblica di Fermo, anche una cosidetta "stanza di contenimento" buia e stretta, dove i ragazzi venivano denudati e rinchiusi, erano anche costretti a fare pipì, o spintonati e sgridati (Guarda le immagini e il video). Il locale è stato sequestrato.

La 'casa di Alice' di Grottammare è stata trasferita nella cittadina balneare da San Benedetto del Tronto nel 2004. E' un centro diurno che accoglie ragazzi, fra gli 8 e i 20 anni, provenienti anche dai Comuni limitrofi. All'epoca venne presentata come il fiore all'occhiello di un progetto sperimentale che tendeva ''attraverso interventi educativi comportamentali, a migliorare il rapporto dei ragazzi autistici con la realtà esterna'', in collaborazione con un neuropsichiatra infantile, una psicologa e una psicopedagogista.

Le indagini sono scattate nei mesi scorsi, sulla base di alcuni indizi raccolti dagli investigatori. La Procura di Fermo ha disposto l'avvio di intercettazioni video nei vari ambienti della 'Casa', tra cui appunto la 'stanza di contenimento', un locale di 7-8 metri quadrati, senza mobili e con una piccola finestra chiusa, e nella 'stanza azzurra' (dal colore delle pareti), che faceva altrettanta paura ai ragazzi, come è emerso da spezzoni delle loro conversazioni. L'inchiesta, coordinata dal pm Domenico Seccia e condotta dal Nor guidato dal tenente Mario Loiacono, ha permesso anche grazie alle riprese girate di nascosto di documentare numerosissimi episodi di aggressione fisica e psicologica (spintoni, schiaffi, strette al corpo, minacce gestuali) ai danni dei giovani disabili, e l'impiego sistematico della 'stanza di contenimento' come strumento per reprimere o ''punire'' la vivacità dei ragazzi.

In realtà, hanno spiegato il pm e i carabinieri nel corso di una conferenza stampa, nei disabili c'era una ''totale assenza di comportamenti violenti o di azioni che giustificassero il loro 'contenimento', anche per svariate ore, all'interno di quell'ambiente, talvolta denudati dagli educatori e costretti a urinarsi addosso''. Il ricorso ai mezzi di contenzione previsto dal regolamento manicomiale del 1909 prevedeva l'utilizzo di mezzi di 'contenzione meccanica' (tra cui le stanze di contenimento, le camicie di forza ecc.) in casi eccezionali e limitati nelle ipotesi di comportamenti violenti o aggressivi del paziente. Questa norma, e quelle analoghe sull'organizzazione dei manicomi, ha ricordato il magistrato, è stata abolita con la riforma psichiatrica del 1978. E oggi per fortuna nel nostro ordinamento non c'è più alcuna disposizione di legge ''che implicitamente o esplicitamente autorizzi l'uso di mezzi di contenzione''. Adesso le indagini proseguono per ricostruire i contorni di altri episodi di violenza che si sarebbero verificati all'interno del centro, prima dell'inizio delle riprese video nascoste.