Mazzetta choc, parla l’ingegnere. "Non potevo abbassare la testa"

È l’uomo che ha svelato il caso inguaiando Enzo Simonelli

Enzo Simonelli

Enzo Simonelli

Ascoli, 1 maggio 2016 - «Non volevo abbassare la testa». Parole dell’ingegnere che ha denunciato le presunte pressioni ricevute da Enzo Simonelli per avere dei soldi. «Se ho provato a controbattere alle richieste? Certo, uno non è che abbassa la testa e va avanti», specifica, non aggiungendo altro per «non disturbare il lavoro della magistratura». Poche parole, come è normale che sia. Contattato nella sua abitazione, l’uomo che ha fatto venire allo scoperto il caso della presunta mazzetta all’Agenzia delle Entrate mantiene il massimo riserbo, ma lascia comunque intendere che le pressioni ricevute siano andate avanti per un po’ di tempo e non si siano limitate ad un solo sms o messaggino whatsapp.

E la stessa procura sembra indirizzata ad ipotizzare la tipologia di reato più grave, quella cioè della concussione per costrizione, anche se tutto questo sarà poi da verificare più avanti, nel corso delle stesse indagini e in sede di eventuale processo. Nel caso, comunque, le pene di fronte ad una concussione per costrizione possono andare dai sei ai dodici anni; diversa sarebbe la situazione se la difesa riuscisse ad alleggerire la posizione di Simonelli facendo rientrare l’ipotesi di reato nella concussione per induzione; con questa si intende la messa in atto di un comportamento che induca – cioè non costringa, come nell’altra ipotesi – a farsi consegnare del denaro, in questo caso la presunta mazzetta di duemila euro che Simonelli avrebbe ricevuto in cambio della promessa di non effettuare futuri controlli su una pratica tributaria legata ad una successione. Per questa seconda ipotesi le pene potrebbero scendere dai tre agli otto anni. Al momento le indagini sono in pieno corso nel tentativo di verificare se possano esserci stai altri casi simili, pressioni fatte dal funzionario ascolano ad altri contribuenti. Anche se, per configurare il reato di concussione e le relative conseguenze sia in termini di custodia cautelare che di pena, è sufficiente anche un solo episodio accertato.

Il 58enne è comunque apparso molto deciso a rigettare ogni accusa, accettando fin da subito di rispondere alle domande dei giudici e quindi fornendo la propria versione dei fatti. «Quei soldi erano un regalo spontaneo per una serie di consulenze e di consigli che avevo dato al contribuente su alcuni movimenti tributari. Lui ha voluto ringraziarmi, io gli ho detto fai tu». E’ questo, in sintesi, il senso delle dichiarazioni fornite ai magistrati, come ha riferito all’indomani dell’interrogatorio di garanzia l’avvocato Francesco Voltattorni. Simonelli era stato arrestato giovedì sera nella sua abitazione, poco dopo aver ricevuto da un contribuente la somma di 2 mila euro. Le banconote erano però state preventivamente fotocopiate e quindi rese riconoscibili da parte della Guardia Di Finanza, che ha condotto le indagini e quindi, dopo la consegna, ha fatto scattare il blitz.