Monsampolo, carabinieri accusati di concussione: il maresciallo non parla, il vice sì

Convalidati gli arresti

Bufera nel mondo dell’Arma ad Ascoli Piceno. I militari hanno comunque reagito indagando  approfonditamente sui colleghi

Bufera nel mondo dell’Arma ad Ascoli Piceno. I militari hanno comunque reagito indagando approfonditamente sui colleghi

Ascoli, 23 maggio 2015 - Il primo round di interrogatori lascia tutte le domande ancora apertissime. La vicenda dei carabinieri di Monsampolo arrestati mercoledì scorso ha visto, nella giornata di ieri, il suo primo passaggio giudiziario, con gli interrogatori di garanzia svolti andati in scena tra il carcere e il tribunale di Ascoli. Alle 14, il giudice Giuliana Filippello è entrata nel carcere di Marino de Tronto per sentire la versione dell’ex numero due della caserma di Monsampolo Antonio Cianfrone, che ha risposto alle varie domande negando tuttavia gli addebiti e ha presentato, tramite il proprio legale, istanza di scarcerazione, cioè gli arresti domiciliari in una destinazione comunque diversa rispetto all’appartamento di servizio. Il comandante Francesco De Palo, invece, ha preferito avvalersi della facoltà di non rispondere. Una decisione che il suo avvocato Alessandro Angelozzi ha giustificato con la necessità di studiare bene le quasi 1.500 pagine di carteggio prodotte dalla procura di Ascoli: «Sono certo – aveva detto al Carlino l’avvocato – che nelle sedi opportune riusciremo a dimostrare l’estraneità del mio assistito rispetto ai fatti che gli vengono addebitati».

La terza persona convocata, il barista di Castel di Lama che sembrerebbe aver messo in atto una truffa assicurativa in collaborazione con un carabiniere, simulando un incidente stradale – e al quale è stato applicato l’obbligo di presentazione nella caserma del paese – si è invece trattenuto a lungo con la Filippello. Dalle voci che trapelano, potrebbe aver fornito parecchie spiegazione agli investigatori. Per il resto, la situazione rimane sospesa: De Palo continuerà a stare agli arresti domiciliari, mentre il gip si è riservato di decidere sulla richiesta di misure alternativa al carcere presentata da Cianfrone. Le accuse stilate dal sostituto procuratore Umberto Monti sono pesanti: si parla di cessione di denaro (o altri beni) in cambio di favori o di controlli ‘più leggeri’ della norma: concussione, falso ideologico e abuso d’ufficio, reati per i quali si oscilla tra i sei e i dodici anni di prigione. Le indagini sono cominciate lo scorso mese di ottobre, a quanto sembra in seguito alla denuncia presentata da una delle vittime. Sia De Palo sia Cianfarone, comunque, al momento dell’arresto non ricoprivano incarichi operativi all’interno dell’Arma.