Il lavoro c’è, ma vale appena 2.80 euro all’ora

San Benedetto, l'offerta di un ristoratore del centro a una ragazza

Un cameriere

Un cameriere

San Benedetto (Ascoli), 1 marzo 2015 - Nove o dieci ore al giorno di lavoro, sei giorni alla settimana. Sitpendio netto: 700 euro mensili. Calcolatrice alla mano sono 2.8 euro di paga orariaQuesta storia, per quanto assurdo possa sembrare, è ambientata nella San Benedetto del 2015, non in Malesia o in Indonesia, né nelle fabbriche tessili londinesi del diciannovesimo secolo. È una storia comune, che si srotola qui e ora, davanti a una politica assente e a una società molto poco attenta.

La protagonista è una ragazza alla quale hanno offerto un contratto da tirocinante a scadenza semestrale, senza nemmeno i contributi pagati. Alle condizioni e allo stipendio di cui sopra: meno di tre euro l’ora. Il luogo è un noto ristorante del centro sambenedettese, uno di quelli in cui chiunque c’è capitato a cena almeno una volta, per un motivo o per un altro.

«Quando sono andata a parlarci – ha raccontato lei – mi hanno spiegato che stavano cercando dei requisiti di affidabilità. In particolare cercavano una persona italiana, che fosse in grado di assumersi la completa responsabilità della sala e di altri stagisti. Ovviamente completa responsabilità anche della cassa. Anche in completa autonomia».

Ad ogni buon conto, la ragazza ha deciso di rinunciare al posto di lavoro e, anzi, è andata a raccontare la storia all’Osservatore.eu, che l’ha rilanciata online, scatenando un certo dibattito sui social network, nella curiosa divisione tra chi grida allo scandalo per un’offerta che suona anche un po’ offensiva e chi, invece, ritiene che sarebbe meglio accontentarsi, anche a scapito dei propri diritti di lavoratore.

«Una miseria, anzi, un salario da schiavismo evidentemente inaccettabile da chiunque non fosse ridotto alla fame e privo di alternative – ha commentato in una nota il segretario provinciale di Rifondazione Comunista, Davide Falcioni –. Rileviamo come purtroppo, in periodo di crisi, una notizia che avrebbe dovuto indignare chiunque rischi di finire nel dimenticatoio, mentre il centrosinistra si diletta nel vuoto esercizio delle primarie e svende beni pubblici cittadini. ‘C’è chi sta peggio’, diranno alcuni, ignorando che il loro ragionamento legittima la riduzione in schiavitù di migliaia di persone».

Il datore di lavoro, però, non pare aver preso troppo male il rifiuto dell’aspirante lavoratrice. «Mi ha detto di avere tanti altri che aspettavano di essere chiamati da lui per lavorare a quelle condizioni», ha raccontato la ragazza, che, fortuna sua, mostra comunque di avere ancora un minimo di fiducia nel futuro: «Cercherò un altro lavoro in condizioni umane. Voglio lavorare, e va bene anche tutto il giorno, ma con dei diritti e per uno stipendio onesto. Se ci riuscirò in Italia, bene, altrimenti partirò di nuovo».