Grottammare (Ascoli Piceno), 17 aprile 2014 - Ma quanto deve essere stata brava Carmela Paissan Piegallini, una vita spesa ad insegnare, pure la vita. Lo si percepisce dalla lettera che Catia Guerrieri scrive anche a nome delle compagne bambine, oggi circa 50enni, che vestivano il grembiulino bianco con fiocco rosa e dei compagni maschietti con il grembiule blu, colletto e fiocco bianchi. In un tema della terza elementare Catia scriveva: «La mia maestra non è di Grottammare, viene dal Trentino Alto Adige. È alta, ha i capelli raccolti in una crocchia, indossa una collana di perle, è sempre vestita bene e sorride sempre. Ci vuole tanto bene, non si arrabbia mai e ci fa giocare sempre, anche quando ci insegna cose importanti».

Oggi, l’allora alunna di 8 anni vuole aggiungere alcune riflessioni: «Grazie a Dio la mia maestra vive ancora a Grottammare ed è una delle persone più importanti della mia vita. Col suo esempio, la pazienza, la conoscenza che ci ha trasmesso, ha reso indelebili gli anni delle elementari ed ha costruito il mio presente. Una maestra che ci faceva iniziare la giornata col segno della croce e poi ci insegnava la vita. Le materie scolastiche diventavano giochi, i compiti a casa quasi non esistevano, bastava stare attenti in classe e in quei pochi 5 anni, oltre che insegnarci le materie istituzionali, ci ha fatto comprendere cos’è l’amore per gli altri, l’uguaglianza di classe e di sesso. E così, cara maestra, ci hai insegnato il rispetto per la natura, l’amore per l’arte e la letteratura. Ci leggevi già Italo Calvino e noi sapevamo che da te poteva solo venire tanto bene. ‘Catia, dovresti imparare l’inglese’ mi disse circa vent’anni fa ed io l’ho fatto.

Poi: «Catia, tieni sempre la memoria impegnata e non perdere occasione di viaggiare, ti apre la mente» . Certo maestra! La mia meravigliosa dolce maestra, lei si rammenta di tutti e di ognuno dice con gli occhi un po’ lucidi, ‘caro’. Cara dolce presenza nella vita di tanti bambini, tu che sei stata maestra di vita e oggi ricevi l’inchino della natura, dei fiori che mirabilmente ritraevi nei tuoi acquerelli, dell’arte e della letteratura che ci hai fatto amare. Ricevi il mio augurio per i tuoi cento preziosi anni ed il mio grazie per avermi dato tanto. Il Signore ti benedica».

Pasquale Bergamaschi