Archiviato il ricorso di Parolisi: non potrà vedere la figlia Vittoria

L’avvocato Capone, legale dei Rea: "È l’epilogo che ci aspettavamo"

Melania Carmela Rea e Salvatore Parolisi con la bimba (Foto Ansa)

Melania Carmela Rea e Salvatore Parolisi con la bimba (Foto Ansa)

Ascoli Piceno, 19 maggio 2015 - Salvatore Parolisi non vedrà sua figlia Vittoria in carcere. Il ricorso presentato al tribunale dei minori di Napoli è stato archiviato per «mancanza d’interesse», ovvero, in mancanza di tutte le carte necessarie per far partire il procedimento (nello specifico: l’assenza di alcune notifiche), la faccenda è stata cancellata. All’udienza, prevista per ieri mattina, non si è presentato nessuno e il giudice, come annunciato lo scorso 10 febbraio, ha archiviato il tutto.

«La famiglia Rea è contenta di questo fatto – ha detto il loro avvocato, Marco Capone –, temevano di dover affrontare un’altra dura battaglia legale. Meglio così». In futuro, tuttavia, Parolisi potrebbe presentare nuove istanze: «Sarebbe bello – prosegue Caponi – se, nel caso, ce lo facessero sapere, visto che questa volta non è avvenuto». Parolisi aveva deciso di intraprendere questa azione legale sulla base di una consulenza stilata dalla psicologa Giuseppina Bencinvenga: secondo lei, la piccola Vittoria aveva bisogno di incontrare il padre, che non vede dal giorno del suo arresto, il 19 giugno del 2011: delle visite, ben programmate e comunque normate da un rigido protocollo, utili alla crescita psicologica di una bambina che, in un colpo solo, ha perso sia la mamma sia il papà.

Ogni settimana, tuttavia, il soldato telefona a sua figlia, almeno per sentire la sua voce. Depositata la richiesta a Napoli, però, una serie di vizi di forma sulla convocazione delle parti hanno inabissato il procedimento. Intanto, il prossimo 27 maggio, davanti alla Corte d’Appello di Perugia, comincerà il nuovo capitolo processuale legato all’omicidio di Melania Rea. La condanna a trent’anni inflitta a Parolisi lo scorso 10 febbraio dalla Cassazione verrà ricalcolata al ribasso, visto che proprio i giudici della Suprema Corte, con la loro sentenza, hanno cancellato l’aggravante della crudeltà. La vicenda potrebbe andare ancora per le lunghe: dopo che si sarà pronunciata la corte umbra, infatti, è assai probabile che almeno una delle parti andrà a presentare un nuovo ricorso in Cassazione. Melania, uccisa il 18 aprile del 2011 nel bosco delle Casermette a Ripe di Civitella, ancora non trova pace.