Samba mia, mai una gioia

Ascoli Piceno, 22 febbraio 2015 - Siamo ancora a febbraio, il girone di ritorno è appena cominciato e mancano quasi tre mesi alla fine del campionato, ma chi tifa Samb non può che pensare al prossimo anno come quello del ritorno in Lega Pro. Perché è inutile illudersi, questo torneo ha altri padroni. La classifica parla chiaro e non è affatto bugiarda; ai playoff, poi, è meglio non pensarci affatto: in primis perché non garantiscono il ripescaggio, poi questa squadra non sembra comunque in grado vincerli.

Così, il sottoscritto è già pronto a sorbirsi un altro anno di serie D. Sperando che sia l’ultimo. Soprattutto per quelli come me, ormai sulla quarantina, le gioie sono state davvero poche (il ritorno in C1 con Rumignani, la vittoria sul Brescello e la festa al Tardini di Parma, mi accontento anche della Samb di Ballardini che non è stata promossa ma faceva un gran calcio o della salvezza contro il Lumezzane, il ritorno sul campo in Lega Pro con Palladini, poi finito in tragedia) ma di dolori, purtroppo, ce ne sono stati in abbondanza (dai quattro fallimenti, alle lacrime di Lecco, fino alla recente non iscrizione in Lega Pro). Di serie B neanche a parlarne, la coppa Italia al Ballarin contro l’Inter è solo un lontano e sbiadito ricordo d’infanzia. Ma anche per chi ha qualche anno in più, magari prima ha gioito, ma ora non ne può più. Cito mia madre: «Morirò e non ricorderò la Samb in B». Spero davvero tanto di no. E pensare che quando ero piccolo un carro di Carnevale che sfilava sul lungomare recitava: «La serie A il paradiso, B il purgatorio e C l’inferno». Bei tempi.