Ascoli in B, l'avvocato Grassani: "Sentenza particolare e unica"

Il legale della squadra (assente in aula) a tutto campo: "Il patron? Non mi ha chiamato"

L’avvocato Mattia Grassani in aula durante il processo

L’avvocato Mattia Grassani in aula durante il processo

Ascoli, 31 agosto 2015 - E' stato il grande assente al processo d’appello su Savona-Teramo. Mattia Grassani, l’avvocato cui l’Ascoli si è affidato per conquistare la serie B, parla ora dal Sudafrica, a sentenza acquisita, e celebra comunque il risultato raggiunto.

La sua assenza di fronte alla corte federale d’appello nel momento in cui l’Ascoli è finito sotto attacco e il Teramo ha rafforzato la sua squadra difensiva ha creato smarrimento e polemiche. Come la spiega?

«Trovandomi all’estero, tra Namibia e Sud Africa, per un breve periodo di vacanza, quando, con 72 ore di preavviso, la Corte federale di appello ha fissato la data della riunione, ho sconvolto il piano di ritorno e modificato tre voli per raggiungere Roma in tempo utile, abbandonando la famiglia nella Savana. Il giorno della partenza per l’Italia il volo interno ha avuto tre ore di ritardo e ho così perso l’aereo che da Johannesburg mi avrebbe dovuto riportare in Italia, informando immediatamente la società, ma era già pronta la mia squadra che, insieme a me, aveva, sin dal principio, seguito il caso, partecipando anche al giudizio di primo grado. Il capitano può anche avere un contrattempo ma la squadra deve essere pronta a giocare la partita anche senza di lui e credo che gli avvocati Menichini e Duca abbiano dimostrato tutto il loro valore. Anche al cospetto degli altri collegi difensivi che si sono rafforzati in appello, lo studio Grassani ha ottenuto, in secondo grado, quello che già in primo grado era stato il risultato raggiunto, ovvero la serie B. Forse qualcuno si aspettava la serie A?».

Dall’estero ha avuto paura di perdere in appello? La campagna mediatica costruita contro l’Ascoli la preoccupava?

«Di processi come questi, e anche più delicati, ne avrò seguti, negli ultimi 15 anni, almeno una ventina, quindi un po’ di esperienza dovrei avercela. In secondo grado l’udienza serve solo per illustrare le memorie difensive depositate nei termini, il tempo di discussione è troppo compresso e la partita si gioca soprattutto sugli scritti, non tanto sulle arringhe che si esauriscono in pochi minuti. Noi avevamo depositato una memoria di quasi 40 pagine con molti documenti allegati che si sono rivelati decisivi, eravamo sicuri del fatto nostro e certi della verità dei fatti. Savona-Teramo era stata alterata e l’Ascoli meritava la B al posto della società abruzzese. E così è stato. Sono state accolte tutte le nostre domande, ovvero accertamento della responsabilità diretta, oggettiva e presunta, questa era la nostra mission e l’abbiamo onorata. Quanto agli strombazzamenti mediatici, noi le cause le conduciamo, e le vinciamo, nelle sedi competenti, non sui giornali».

La sentenza a prima vista è anomala. Teramo punito per responsabilità diretta, oggettiva e presunta ma non con la retrocessione all’ultimo posto. Perché?

«E’ verissimo. Si tratta di un provvedimento pressoché unico nel panorama giurisprudenziale sportivo, nel quale, addirittura, viene individuata la società che al posto del Teramo deve andare in serie B. Mi ricorda, per certi versi, quello adottato nei confronti della Juventus nel 2006, un vero e proprio unicum. Sta di fatto che, pur avendo la Corte federale adottato, in appello, una sanzione tecnicamente più grave, della retrocessione all’ultimo posto del campionato, rispetto a quelle previste dall’art. 18 del codice di giustizia, il Teramo ha salvato il professionismo, seppur con penalizzazione. Non è facile da comprendere nemmeno per noi addetti ai lavori la natura di tale decisione, ma, forse, possono avere pesato anche le conseguenze del doppio salto all’indietro se fosse stata confernata la D».

Dalla richiesta della procura (serie D a meno venti punti) alla sentenza di secondo grado lo scarto è notevole: cosa è successo a suo avviso?

«Guardi, nel giudizio di appello è fisiologico che le sanzioni vengano attenuate, l’importante è che e non siano stravolte, e questo ritengo non sia accaduto. Le richieste di primo grado della Procura federale erano già state riviste dal Tribunale federale ma, in buona sostanza, credo che giustizia sia stata fatta e la verità sia emersa in tutta la sua chiarezza. L’Ascoli, ormai possiamo dirlo, alla luce del secondo e ultimo grado federale, ha perso un campionato non sul campo, non perché era inferiore bensì perché altri lo hanno comprato. Questo hanno accertato i due gradi di giudizio che hanno comminato, complessivamente, per la sola partita Savona-Teramo 28 anni di squalifica/inibizione a dirigenti, calciatori e tecnici e 600.000 euro di ammende».

Campitelli riconosciuto colpevole. Un presidente che paga per vincere la partita decisiva condannato a tre anni. Non le sembrano pochi?

«Dalla decisione di primo grado, sostanzialmente confermata, quanto ai fatti dalla Corte federale di appello, il ruolo del presidente del Teramo viene descritto come quello non dell’ideatore ma del soggetto che aderisce al progetto illecito di Di Giuseppe, quindi il minimo edittale ci può stare, così come la sanzione alla società abruzzese».

Catania e Teramo perdono ciò che avevano conquistato pagando, salvezza e promozione. Come se a un ladro venisse solo sequestrato il bottino e poco più: giustizia sportiva clemente?

«Non condivido tale conclusione, il compito degli organi di giustizia sportiva è molto delicato e difficile, le decisioni assunte mi sembrano equilibrate e condivisibili, non certo buoniste».

Tecnicamente, la classifica della Lega pro girone B 2014-2015 come cambia con la sentenza? Il primo posto è dell’Ascoli o l’Ascoli sale solo per la revoca del titolo al Teramo?

«L’Ascoli, da sabato, è a tutti gli effetti promosso in serie B 2015/2016 e non deve nemmeno attendere la riunione del consiglio federale di lunedì (oggi, ndr) per vedersi riconoscere tale diritto, e, come già detto, si tratta di una decisione più unica che rara nella casistica sportiva».

Il processo è stato una battaglia. La difesa del Teramo ha usato armi non convenzionali e colpi bassi contro l’Ascoli, mediatici e non solo. Quale è stata la sua impressione?

E’ stato un procedimento intenso, in cui il Teramo ha tentato, difeso da valenti e valorosi professionisti, di salvare con tutte le sue forze la serie B, ma non c’è riuscito. Io dico che bisogna saper vincere ma non stravincere, quindi onore agli sconfitti e, soprattutto, ai tifosi del Teramo a cui auguro un futuro migliore di quello attuale. Troppo evidenti erano le prove a carico dei dirigenti abruzzesi per addivenire ad una soluzione diversa, la pistola fumante è ancora calda...».

Lei e i suoi collaboratoriavete ottenuto anche l’ammissione in serie B dell’Entella e in Lega Pro e in Lega pro del Messina. Niente male, insomma...

«Sì, siamo molto soddisfatti. Sono tre piazze importanti, abbiamo lavorato duramente per oltre due mesi, e all’Ascoli ho legato ricordi importianti, avendola assistita dal dopo Rozzi per molti anni. I risultati raggiunti testimoniano che la serietà, lo studio e la concretezza pagano, nulla si improvvisa e, nel mondo del diritto sportivo, meno che mai: essere vincenti risulta fondamentale, agli avvocati che improvvisano e si dicono sicuri di vincere le cause ma poi le perdono nessuno si rivolge».

Un’ultima cosa, il presidente Bellini cosa le ha detto dopo la vittoria in appello?

«Non l’ho sentito, nessuno della società mi ha cercato o fatto una chiamata».