Ascoli Piceno, 25 dicembre 2013 - Gigi Giorgi, da tre stagioni giocatore di serie A, eroe del derby di Ancona del 2010 e tifoso del Picchio da sempre, è tornato nella sua Castel di Lama dopo le fatiche, anzi i tormenti, di questo inizio campionato a Bergamo.

"Mi sono infortunato prima a un polpaccio poi all’altro — racconta —, una ‘sfiga’ mai vista". A fargli più male, però, non sono stati gli acciacchi: "La notizia del fallimento del Picchio mi ha copito duramente. Prima mi sono sentito ferito, da tifoso, poi è salita in me la delusione. Negli ultimi anni, infatti, sia io che gli altri avevamo combattuto con il coltello tra i denti per cercare di salvare la categoria e anche il club. Vedere che non è servito a nulla vi assicuro che dispiace. La sopravvivenza dell’Ascoli Calcio 1898, infatti, era il miglior riconoscimento agli sforzi fatti sul campo".

Come spesso accade nella vita, però, anche in questo caso c’è l’opportunità di rinascere più forti: "La nuova fase per fortuna può aprirsi senza perdere la categoria e questa già è una cosa preziosa. Ora però bisogna porre delle fondamenta solide per far sì che rinasca un’altra storia ultrasecolare". Un ottimo esempio, in questo senso, è offerto dalla stessa società in cui milita il centrocampista lamense: l’Atalanta.

"A Bergamo — spiega — la chiave di tutto è il senso di appartenenza. Tutto passa attraverso di esso. La vicenda calcioscommesse, infatti, qui ha reso necessaria una rifondazione, un po’ come dopo un fallimento. Da quell’episodio in poi i rapporti tra tifosi, ultras inclusi, società e squadra sono rinati. Tutte le componenti si sono guardate negli occhi e con lealtà e trasparenza hanno deciso di collaborare, ognuno nel suo ruolo, in nome della città e dei colori nerazzurri. Vengono organizzati tantissimi eventi a cui partecipano migliaia di tifosi e tutto ha un senso molto profondo. La società, dal canto suo, è molto attenta: le regole sono chiare e chi sbaglia va fuori".

"Ad Ascoli questo clima collaborativo è mancato e spero che d’ora in poi prenda piede. Di contro noi ascolani abbiamo una forza poderosa — dice — che ci permette di tirarci fuori anche dalle situazioni impossibili e così potente vi assicuro che ce l’abbiamo solo noi. Però dobbiamo migliorare sull’altro fronte e spero davvero che questa sia un’opportunità di rifondazione e crescita".

"Negli ultimi giorni — conclude Giorgi — ho visto che un mio concittadino, che conosco da una vita, insieme agli altri tifosi ha fatto molto per la squadra. Ecco, mi auguro che la sua carica possa essere utile alla causa così come lo era quando giocavo lì. Nei momenti bui ci spronava a non mollare e, giusto per sfatare qualche tabù che circonda l’ambiente ultras, non gli ho mai visto alzare un dito su un giocatore. Ci caricava a modo suo, è vero, ma io mi sentivo più forte. A qualcuno tremavano le gambe? Non a me, non avevo nulla da nascondere e quando non giocavo è perché me lo meritavo".

Gigi Mancini