Ascoli Piceno, 22 febbraio 2014 - LA SIGNORA Marisa Bellini, moglie del presidente Francesco, non ricopre (almeno per il momento) alcun incarico ufficiale all’interno del club di corso Vittorio. Eppure è già diventata, al fianco del marito, un simbolo del nuovo Ascoli. Il solare sorriso, la semplicità e la disponibilità dimostrata con tutti sono d’altro canto la sintesi perfetta di ciò che vuole essere (o ‘tornare ad essere’ dopo un periodo oscuro sotto tutti i punti di vista) la nuova società bianconera. Senza bisogno di alcuno sforzo. Tutto naturale, come il vino della cantina di famiglia Domodimonti, di cui è ‘managing director’: «Abbiamo in programma il lancio a breve di una bottiglia celebrativa che ricordi la data del 6 febbraio — rivela —, quando abbiamo rilevato la società. Sarà prodotta in serie limitata , con il 10% del ricavato che verrà destinato allo sviluppo del settore giovanile».

La signora Marisa, vulcano di idee dall’aspetto materno, racconta il lungo viaggio che l’ha portata dalle Marche al Canada: «Sono nata nella frazione acquasantana di Rocca Monte Calvo ma l’ho lasciata quando avevo solo 5 anni per andare oltreoceano. Francesco è arrivato dopo. Infatti, prima che anche lui lasciasse Ascoli, io conoscevo i suoi genitori. A Montreal gli italiani stavano con gli italiani e chi arrivava dalle stesse zone naturalmente tendeva a frequentarsi di più». «Lui era perito chimico — continua — e quando è arrivato qui ha proseguito in Canada gli studi. Dopo qualche anno che ci conoscevamo, nel ’72, ci siamo sposati e solo successivamente abbiamo conseguito la laurea. Lui in chimica, io in matematica».

Francesco, a differenza di Marisa, aveva abbandonato Ascoli a 20 anni, lasciando all’ombra delle Cento torri amici, affetti e tradizioni consolidate. La trasvolata oceanica, tuttavia, non gli fece mai dimenticare le origini: «Pensate che volle sposarsi a tutti i costi il 5 agosto, il giorno di Sant’Emidio. Non ne voleva sapere di spostare la data. Per fortuna nel ’72 il 5 agosto capitò di sabato, altrimenti — scherza — credo che ci saremmo sposati a metà settimana o qualche anno dopo, in attesa che combaciasse con un weekend». Altrettanto indimenticabile e significativa fu la prima tappa del ritorno in Italia dopo le nozze: «Qualche tempo dopo il matrimonio tornammo dai parenti ad Ascoli e, incredibile ma vero, il primo posto dove mi portò fu lo stadio Del Duca. Ricordo bene che non avevo mai visto in Canada tanta gente sugli spalti fare così tanta confusione (era il primo campionato in serie B dell’Ascoli di Rozzi e i bianconeri sfiorarono già la serie A ndr). La curva poi mi sembrava una cosa ‘da matti’, e pensare che più di 40 anni dopo avrei provato emozioni grandissime proprio davanti allo stesso spettacolo».

«Francesco non ha mai smesso di seguire l’Ascoli — prosegue il racconto — . Pensate che avevamo un cane, un bellissimo Labrador che chiamò, non a caso, Picchio. La passione è stata trasmessa anche ai nostri figli. In particolare ad essere davvero appassionato è Roberto, che vive a Montreal. Da piccolo, come il padre, seguiva solo due squadre: la Juve e l’Ascoli. Devo dire che non aveva problemi di colori. L’altro figlio Carlo, che vive a Londra, è stato al Del Duca nella partita con il Grosseto. Entrambi oggi lavorano nelle attività di famiglia: Roberto si occupa della Bellus Health e Carlo della Klox Technologies, sempre nel settore farmaceutico».

La signora Marisa è stata incoronata a furor di popolo ‘first lady bianconera’. Lei l’ha presa così: «È una sensazione piacevole, senza dubbio, ma sia io che Francesco siamo consapevoli della grande responsabilità che grava sulle nostre spalle. È possibile che arrivino momenti difficili, in cui magari saremo anche criticati, ma l’importante è che tutto venga fatto in modo costruttivo e nella consapevolezza che già da due settimane siamo al lavoro per dare alla città la miglior società possibile». «Infine — conclude — devo chiarire che la frase ‘Sogniamo insieme’ è stata coniata da Francesco, che quando i tifosi cantavano ‘Facci sognare’ ha detto agli altri soci sul palco ‘No, vogliamo sognare anche noi e non possiamo farlo senza il loro aiuto’. Prima di sognare, però, c’è da lavorare. Duramente e a lungo. E speriamo di avere la tifoseria al nostro fianco anche in questa fase. Grazie!».

Gigi Mancini