Ascoli, nessun giallo. Dov'è la "garra"?

Nel match salvezza con il Brescia i bianconeri non ottengono più di uno striminzito risultato ad occhiali. Per restare in B serve di più...

Mister Alfredo Aglietti

Mister Alfredo Aglietti

Ascoli, 22 aprile 2017 - E' stata definita “la madre di tutte le partite”, la “partita da cui passa gran parte della salvezza”, la “partita della svolta”. Eppure il risultato a occhiali della sfida contro il Brescia consegna all'Ascoli diverse certezze, quasi tutte preoccupanti. Partiamo dal fatto che non è sulla qualità del gioco che va puntato l'indice. Ma sulla quantità. L'Ascoli non verticalizza più. L'unico modo per portare la palla da un punto “A” a un punto “B” del prato verde che sia più avanzato è attraverso la percussione con guida della palla (Cassata, Gatto e Giorgi migliori interpreti) o col lancio lungo. Il problema è che lancia oggi, lancia domani, gli avversari prendono le misure e si arriva alla conseguenza che Favilli debba effettuare almeno quindici contrasti aerei con difesa della palla nell'arco del solo primo tempo. Il tutto a metri e metri dalla porta avversaria. Il tutto quasi da centrocampista aggiunto con Gatto ad aggredire la seconda palla. Un solo passaggio filtrante, di Giorgi, nel finale del primo tempo, per il resto gioco troppo, troppo, troppo elementare. Aglietti parla di tensione. Noi gli risponderemmo che una squadra tesa, nervosa, dovrebbe anche avere un impatto fisico difficile da controllare. E invece il taccuino dell'arbitro dice che a prendersi il “giallo” non c'è nessun bianconero. Cinque del Brescia, nessuno dell'Ascoli. In genere capita nelle partite stra dominate o in quelle in cui si soccombe subito lasciando la posta all'avversario. In uno 0-0 interno scontro diretto per la salvezza è difficile trovare la colonnina delle ammonizioni (che spesso sono un termometro della “garra” messa sul prato) intonsa. Importante o meno, questo è un fattore. Non ci piove. Come non piove sul fatto che la parte calda della Curva stia ancora una volta, come sempre, dimostrando di essere la freccia più appuntita nell'arco bianconero nella corsa salvezza. A patto che già da martedi si cambi registro. E' vero, come dice capitan Giorgi, che esistono anche gli avversari che possono irretirti. Ma è pur vero che conoscendo la difficoltà del campionato, specie con il grande caldo in arrivo (che influisce, eccome se influisce), quando hai la palla buona non devi giocare alla Playstation cercando il tiro ad effetto. Devi buttarla dentro anche di punta. Lisciandola. Di naso. Con l'ultimo millimetro del tacchetto. Con freddezza. Lucidità. Rabbia. Voglia di vincere. Necessità di farcela. Perché, e gli auguriamo lunga vita sportiva, non capiterà sempre di avere un Mengoni in formato “Kannavaro” a togliere le castagne dal fuoco. In questo momento serve di più. Da tutti. Dal tecnico in primis. Altrimenti, per recitare un adagio caro ai cultori della commedia all'italiana, qualcuno si arrabbia...