Ascoli ultimo, i dubbi sul progetto

Il club è solido ma la programmazione non convince

Il presidente Bellini e, sullo sfondo, il dirigente Cardinaletti

Il presidente Bellini e, sullo sfondo, il dirigente Cardinaletti

Ascoli, 14 novembre 2017 - Dopo 14 turni di campionato, dunque giunto a un terzo del torneo, l'Ascoli è ultimo in classifica. Ultimo da solo, con nessun altro che abbia fatto uguale o peggio. Dalla parte del Picchio, inoltre, non c'è nessuna statistica. Cioè: non è “una squadra in difficoltà ma che segna molto” (come il Foggia ad esempio) e non è nemmeno “una squadra che comunque si difende benino” (come lo Spezia, per citarne una).

Niente di tutto questo: l'Ascoli va male e basta. Dalla sua ha solo i tre gol rifilati al Venezia (unico avversario dei lagunari che può dire di aver segnato tanto) e i sei risultati utili consecutivi tra la sesta e l'undicesima giornata. Volendo essere magnanimi nella casella dei 'più' possono essere inseriti alcuni spezzoni di partite, anche di quelle non vinte, come il primo tempo di Cittadella, quello di Bari o gli ultimi 20 minuti di Cesena. Poco. Troppo poco.

La società in estate ha fatto scelte forti e per ora le sta pagando (anche in senso non figurato) sulla sua pelle. Attaccare frontalmente Bellini è sbagliato, perché non va dimenticato, mai, che l'Ascoli è una società (grazie a lui) solida e senza creditori sparsi in giro. Questa, chi c'era può confermarlo, fu la prima cosa che gli stessi tifosi chiesero al futuro patron nel febbraio 2014. E' anche vero, però, che l'essere virtuoso non basta a dare senso compiuto a una gestione di un club calcistico. Può e deve essere il punto di partenza, non si può non essere d'accordo, ma di un progetto che abbia un senso e, soprattutto, dei risultati. Oggi, però, si fa fatica a trovare il primo e mancano del tutto i secondi. Gigi Mancini