Mercato Ascoli Picchio, due giorni per trovare la speranza

La prestazione di Vercelli lascia attoniti. E la scelta di andare in ritiro lontano dal Piceno non sembra delle più azzeccate

Mister Cosmi

Mister Cosmi

Ascoli, 28 gennaio 2018 - Tutti in ritiro. A fare allenamento e chiudersi nelle proprie stanze, coi propri pc, smartphone, console di videogiochi pronti al lavoro straordinario. Proprio così, anche stavolta, per l'ennesima volta, la società dell'Ascoli decide di rispondere alla vergogna tecnica osservata in campo con una decisione, l'ennesima, che è diametralmente opposta allo spirito della città, dell'ambiente, della storia che ha sempre contraddistinto i colori bianconeri.

Dopo la vergogna - scusate la ripetizione, ma non ci riesce di trovare una parola diversa per fotografare quanto contro il Vercelli ieri -  l'Ascoli, inteso come tutti i suoi componenti, avrebbero dovuto tornare in città, nel Piceno, e vedere lo sguardo dell'edicolante, del fruttivendolo, della commessa, del barista, dell'operaio, dell'avvocato e del commercialista, dello studente e della casalinga, di tutti quelli che da questa situazione tecnica e di classifica si sentono feriti. E invece no. Tutti in ritiro, isolati (e controllati da chi?) dai tifosi che sono, assolutamente, l'entità più ferita da questa sciagurata e quasi pianificata a tavolino stagione del Picchio.

Dell'Ascoli di Vercelli (FOTOsi salva praticamente nulla, se non la prestazione di un Addae che risolve quasi in maniera automatica il problema di trovare sul mercato un difensore per le rotazioni in attesa del rientro di capitan Mengoni. Se “Gigi” può giocare dietro e lo fa con questa padronanza e capacità di leggere le situazioni, è fondamentale che il budget venga impiegato per un centrocampista, di categoria, pronto subito, capace di abbinare qualità e quantità, uno che non abbia bisogno di settimane di rodaggio.

Le parole di Cosmi sono allarmanti, il rischio che il mister si renda conto che la sua mission sia “impossible” è alto, soprattutto quando si devono registrare prestazioni come quella piemontese. Una partita che vede ancora una volta, come spesso accaduto, un difensore come Gigliotti che rimane a terra dolorante dopo ogni corpo a corpo o contrasto, lui che dovrebbe invece, prima che mostrare eleganza nei disimpegni, mettere in bella vista la fisicità e la “sana ignoranza” che il suo ruolo richiede. Una partita che vede ancora una volta Lores Varela nella lista dei “non pervenuti”, stavolta anche per responsabilità dell'allenatore, che lo relega a guardia del corpo di Vives e lo costringe a ricevere quasi sempre spalle alla porta, con il risultato che non è mai riuscito ad azionare gli attaccanti.

Una partita che fa chiedersi se il Ganz voluto, rincorso, a cui è stato perdonato anche il “no” estivo, per cui sono stati pagati milioni di euro, sia quello apprezzato nella stagione di Como o se sia il fantasma di se stesso visto (poco o nulla) a Verona e Pescara. Una partita che viene decisa da un tocco suicida di Martinho che è l'esatto contrario di quello che un giocatore di una squadra che deve salvarsi, in una partita decisiva, deve fare in occasione di una palla inattiva in fase offensiva. Te lo insegnano nelle giovanili, fino alla terza categoria: “Se i difensori salgono a saltare, siamo scoperti dietro e la palla esce dall'area, l'azione deve finire. A costo di spedire la sfera fuori dallo stadio”.

Se non si è capito, quest' Ascoli ha poche speranze di rimanere in serie B. Pochissime. E per farlo c'è bisogno di quelle che in spagnolo si chiamano “huevos”. Attributi. Bando alle ciance, Ascoli Picchio, se vuoi restare in categoria hai due giorni per trovare quelli, sul mercato...