Stadio Del Duca, intervista a Franco Baresi. “Triste vederlo a pezzi, ora costruite il ritorno in A“

Lo storico capitano del Milan: “La pressione dei tifosi era terribile, era uno degli stadi più difficili“

Franco Baresi oggi e in una immagine d’archivio con la maglia del Milan e la fascia da capitano

Franco Baresi oggi e in una immagine d’archivio con la maglia del Milan e la fascia da capitano

Ascoli, 29 novembre 2016 - «Uno dei campi peggiori in cui ho giocato è stato il Del Duca di Ascoli. L’unità d’intenti, tra squadra e tifosi, il grande incitamento di tutto il popolo dell’Ascoli, hanno reso spesso a noi del Milan la vita difficile», firmato Franco Baresi. La frase, presa da un intervista del Guerin Sportivo allo storico capitano rossonero, circola da anni su internet e spesso viene sbandierata, con comprensibile orgoglio, dai tifosi del Picchio. Qualcuno di fede calcistica diversa da quella bianconera picena, però, ha insinuato che sia una bufala.

Baresi, si ritrova nelle parole, famosissime tra gli sportivi marchigiani, di quella dichiarazione?

«Sottoscrivo tutto, dalla prima all’ultima parola. Ascoli voleva dire fatica, pressione del pubblico, dell’ambiente, del presidente Rozzi, di tutto ciò che girava attorno alla squadra. Già si percepiva arrivando allo stadio. Questo si aggiungeva ad avversari tostissimi in campo. Magari strappavamo punti, ma erano sempre sudati. Di partite in discesa dalle vostre parti ne ricordo davvero poche, anche con lo squadrone di Sacchi».

La aiuto: il Milan di Baresi, quello dal ‘77 al ‘97, ha vinto ad Ascoli cinque volte, solo in due occasioni con più di un gol di scarto.

«Questo conferma ciò che ho detto. Anzi, ricordo bene che l’anno dello scudetto del 1988, conquistato con la squadra che poi avrebbe vinto la coppa dei Campioni l’anno successivo, uscimmo dal Del Duca con un pareggio acciuffato nel secondo tempo (in gol Destro e Massaro ndr). Lo stadio era un catino, Gullit per il nervosismo si fece espellere, fu una vera battaglia».

Poi per i rossoneri ci sono anche due pareggi e tre sconfitte, oltre a una clamorosa eliminazione agli ottavi di Coppa Italia, la ricorda?

«Mi sembra che finì ai rigori, uno lo segnai io, ma alla fine passò l’Ascoli. Anche in quell’occasione, nonostante non fosse campionato, l’atmosfera non era delle più tranquille (gennaio 1988, 20mila spettatori ndr). Ricordo molto meglio la vittoria bianconera all’esordio di Berlusconi da presidente. Quando Barbuti arrivò di corsa al vertice dell’area pensai “Vuoi tirare da qui? Tira pure, vediamo che succede”. Fece un eurogol che ci lasciò di sasso. Poi partì il nostro assedio ma l’Ascoli resistette. Rozzi, una persona incredibile, costruiva sempre ottime squadre».

Il Del Duca che lei ricorda, a partire dalla curva Sud, sarà presto stravolto, per via dei danni del sisma e dell’usura del tempo.

«Da un lato mi dispiace, per tutto ciò che ha rappresentato per l’Ascoli e il calcio italiano. Però credo che la sicurezza sia al primo posto, quindi spero che il nuovo stadio sia il teatro in cui i bianconeri costruiscano il proprio ritorno in A».