Teramo all’attacco: guerra mediatica e falsità

Nota del club contro l’Ascoli: “Deve essere giudicato per un illecito sportivo”. Ma gli atti smentiscono clamorosamente il club abruzzese

Luciano Campitelli

Luciano Campitelli

Ascoli, 18 agosto 2015 - Il Teramo attacca a testa bassa, portando al massimo livello la guerra mediatica che anticipa la sentenza di primo grado sulla presunta combine della partita di Savona. In un incredibile comunicato, la società abruzzese non solo si dice certa di salvare la B (e fin qui non ci sarebbe niente di male), ma afferma che l’Ascoli deve essere giudicato per un illecito sportivo in relazione alla partita di Santarcangelo. Un’affermazione che, allo stato degli atti, è semplicemente falsa per il fatto che nessun dirigente o calciatore dell’Ascoli è indagato.

“In relazione a quanto apparso, in data odierna – si legge nella lunga nota – sulle pagine di autorevoli quotidiani sportivi nazionali, circa la netta spaccatura che sta emergendo nel Tribunale Federale Nazionale sulla decisione da assumere, la S.S. Teramo Calcio rafforza la convinzione di vedere prosciolto il proprio presidente Luciano Campitelli e, quindi, di vedersi confermata la promozione in Serie B, essendo tramontata l’ipotesi avanzata dalla Procura Federale della condanna della Società a titolo di responsabilità diretta.

L’evidente incrinatura creatasi nella Commissione giudicante genera la certezza dell’avvenuta insorgenza, quanto meno, di un serio e fondato dubbio da parte dei Giudici medesimi, per cui, in presenza di un dubbio tanto eclatante, è impensabile che possa venire condannato il presidente Campitelli, decretando parimenti la fine sportiva di una Società, di una città e di un’intera provincia che dopo 102 anni di storia hanno meritatamente conquistato la Serie B. Di contro, non si comprende a quali fonti interne federali e godendo di quali introdotte conoscenze abbia attinto la notizia il legale dell’Ascoli Picchio, per annunciare trionfalisticamente la promozione in B del Sodalizio bianconero (non si capisce perché l’indiscrezione della Gazzetta diventi una certezza granitica, ndr).

Sicuramente, la promozione medesima non può essere letteralmente regalata (!!!) ad una Società che, staccata di cinque punti in classifica (quattro in realtà, più la differenza reti a vantaggio del Teramo, ndr) subito eliminata ai playoff, mostratasi eccelsa solo per la sua disonorevole etica (parole della società il cui presidente e ds sono indagati per frode sportiva e deferiti per illecito sportivo, ndr), chiaramente non consona alla storia del club, come confermato dalla presenza in prima fila dei suoi vertici dirigenziali al completo durante il processo (presenza ovviamente legittima, ndr), deve ancora essere giudicata per un illecito sportivo, commesso in una gara decisiva ai fini del campionato, alla terzultima giornata a Santarcangelo, e per la quale sono stati emessi regolari avvisi di garanzia dalla Procura della Repubblica di Catanzaro (falso, gli avvisi di garanzia ci sono, ma non riguardano l’Ascoli, ndr)

Alla luce di quanto sopra evidenziato, una domanda sorge spontanea: nel caso di condanna, per qualsiasi ragione, dell’Ascoli Picchio nel prossimo campionato (condanna che allo stato degli atti non può sussitere, non esistendo un’inchiesta a carico di rappresentanti dell’Ascoli), chi e come risarcirà la Teramo Calcio?

Eppure, la stessa Società marchigiana ha anche provveduto a trasmettere due diverse denunce (FOTO) alla Procura Federale nei confronti dello scrivente club, sottoscritte entrambe dal presidente Francesco Bellini, con le quali definiva un’aberrazione giuridica eventuali provvedimenti aventi decorrenza ed effetti sul campionato 2015/16.

Appare paradossale, pertanto, che il patron ascolano, in un’intervista rilasciata di recente, abbia dichiarato di non aver mai inoltrato alcunchè, dimenticando di aver formalizzato le stesse denunce (in realtà sono due lettere, ndr) che, a tal proposito, volentieri alleghiamo.

Il castello accusatorio a carico del presidente Campitelli è stato, con i fatti, punto su punto, completamente sgretolato dalla difesa dei legali Eduardo Chiacchio e Michele Cozzone, pur costretti ai loro interventi in tarda notte: e lo stupore e lo sconcerto mostrati a più riprese dai mass-media, anche di livello nazionale, per le conclusioni della Procura Federale, sono emblematici della carenza di prove a carico della Società biancorossa.

Attesi, pertanto, l’andamento e le risultanze del processo e riponendo, ancora oggi, la massima fiducia nel Collegio giudicante della FIGC e nella sentenza di primo grado che verrà a breve emessa, nonostante le inspiegabili ed anche intempestive rivelazioni di contrario tenore offerte dall’avvocato Grassani, ed, ancor più, considerando il contrasto valutativo all’interno del Collegio giudicante, determinato dall’insanabile dubbio innanzi citato, siamo ancor più consapevoli della nostra innocenza e fermamente convinti di avere il sacrosanto ed ineliminabile diritto a disputare quella storica Serie B, conquistata con assoluto valore, unanimemente riconosciuto da tutti, in ogni stadio d’Italia”.