Mercoledì 24 Aprile 2024

Banca Etruria, il memoriale difensivo di papà Boschi: "Bankitalia sbaglia"

Al contrattacco: "Nessun illecito"

Berni, Rosi e Boschi

Berni, Rosi e Boschi

Arezzo, 16 gennaio 2016 - COME gli attori del cinema muto dopo il passaggio al sonoro, anche Pierluigi Boschi, padre del ministro e convitato di pietra del caso Banca Etruria, di cui è stato vicepresidente, finalmente parla. Per ora lo fa solo per iscritto, nel memoriale difensivo contro l’atto di incolpazione (amministrativo) di Bankitalia di cui il nostro giornale è in grado di anticipare i contenuti. Ma da due mesi, da quando il crac di Bpel si è trasformato in un ciclone politico-mediatico, e anzi da quando l’istituto aretino era stato commissariato, mai nessuno era riuscito a strappare neppure una parola a papà Boschi. Sono quarantatré le pagine di controdeduzioni, in comune con l’ultimo presidente Lorenzo Rosi, l’altro vice Alfredo Berni e il discusso consigliere d’amministrazione Luciano Nataloni, che il padre del ministro ha prodotto per scansare la pesante sanzione (l’ultima volta ha pagato 144 mila euro) di via Nazionale che potrebbe cadergli addosso entro il 16 marzo. Un memoriale in cui Boschi senior non risparmia affondi contro Bankitalia.

IN PRIMIS sull’ormai famigerata commissione consiliare informale che, secondo l’ultima relazione ispettiva di Giordano Di Veglia, avrebbe di fatto governato l’Etruria, con procedure «poco trasparenti». Macché, è la replica, era solo l’organo cui gli ultimi due Cda avevano demandato di seguire in prima battuta la trattativa per l’integrazione con un partner di «elevato standing» imposta dal governatore Ignazio Visco a fine 2013. La commissione, dunque, dice Boschi che si è visto dipingere come il membro di un direttorio segreto, serviva solo «alla selezione di un possibile partner» e «alla definizione dell’operazione di integrazione/aggregazione». L’organismo viene poi rinnovato dal Cda eletto il 4 maggio 2014 nella prima seduta del 9. Ne fanno parte appunto Rosi, Berni, Boschi, Nataloni e Claudio Salini, presidente di Banca Del Vecchio. È vero, ammettono il padre del ministro e gli altri, che le verbalizzazioni erano cessate il 14 gennaio, ma ciò è «pienamente giustificato dal carattere informale e comunque solo consultivo». La conclusione: non c’era alcun governo ombra di Bpel con Boschi a farne parte.

LUI E GLI ALTRI contestano fortemente anche l’accusa di inerzia rivolta da Banca d’Italia. In realtà, spiegano, in pochi mesi, a partire da maggio, il nuovo Cda ha proceduto fra l’altro alla «sostanziale riduzione degli emolumenti deliberata il 22 maggio», «al rinnovo del vertice operativo, ivi compreso la nomina di un nuovo dg (Daniele Cabiati, ndr ), d’intesa con Bankitalia» alla «rivisitazione delle spese per le consulenze» (nel mirino di via Nazionale) e alla «ricerca di un partner». Ma, è l’obiezione, «l’offerta prospettata da Popolare Vicenza era soggetta a numerose condizioni di assai improbabile realizzazione e dunque non vincolante (per Bankitalia il contrario, ndr ), la sua mancata sottoposizione all’assemblea è parsa la soluzione più logica», perché, come Boschi & C. scrivono più avanti, c’era «effettiva insussistenza di concreti prospettive di integrazione», stante anche le pessima situazione finanziaria dei vicentini. Altra stoccata a Bankitalia sul premio ai dipendenti da 2,1 milioni nel 2013: in realtà un «premio con caratteristiche sociali, spendibile per l’acquisto di libri scolastici». Infine, l’ultimo affondo contro via Nazionale: l’atto di accusa è illegittimo perché «viola i diritti alla difesa dello scrivente». Cioè il papà, ahilui, di questi tempi più famoso d’Italia.

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