{{IMG_SX}}Bologna, 22 giugno 2008- La Procura di Roma ha riaperto l'inchiesta sulla strage di Ustica, sul Dc9 Itavia I Tigi decollato il 27 giugno 1980 dall'aeroporto di Bologna e che non arrivò mai a Palermo. In quel disastro, di cui non si sono mai chiarite le cause, persero la vita 81 persone. La nuova iniziativa investigativa è dovuta alle dichiarazioni rilasciate ad una trasmissione radiofonica della Rai ed a Skytg24 dall'ex presidente della Repubblica, Francesco Cossiga, nel febbraio scorso.

 

In particolare, ai microfoni del canale satellitare, Cossiga spiegò che i servizi segreti italiani lo informarono, così come fecero con l'allora sottosegretario Giuliano Amato, che erano stati i francesi, con un aereo della Marina, a lanciare un missile non ad impatto, ma a risonanza. "Se fosse stato ad impatto non ci sarebbe nulla dell'aereo", spiegò Cossiga.Tracce del missile, del resto, sui resti del Dc9, nelle diverse analisi compiute, non sono mai state trovate.

 

Secondo quanto si è appreso, comunque, i pm Erminio Amelio e Maria Monteleone hanno sentito, come testimoni, sia Cossiga che Amato ed hanno anche avviato tutta una serie di verifiche e controlli per circostanziare le dichiarazioni dell'ex presidente della Repubblica. I due magistrati hanno rappresentato in aula, sia in I grado che in appello, l'ufficio dell'accusa, nell'unico processo che è stato celebrato sulla vicenda Ustica e che riguarda il cosiddetto 'Muro di gomma', e che vedeva imputati alcuni ex generali dell'Aeronautica italiana accusati di aver tramato affinchè la verità non venisse alla luce. La Cassazione nel gennaio 2006 ha confermato la completa assoluzione dei vecchi ufficiali dell'Arma azzurra.

 

La parola fine sulla vicenda Ustica sembrava essere stata messa dalla Cassazione, il 10 gennaio del 2007, quando vennero assolti con la motivazione più ampia prevista dal codice i due generali dell'Aeronautica Lamberto Bartolucci e Franco Ferri. La Suprema corte, quel giorno, confermò la sentenza d'appello e ritenè che l'accusa di alto tradimento relativa alla strage di Ustica.

 

I due alti ufficiali erano finiti sul banco degli imputati in relazione ai presunti depistaggi sul disastro del giugno 1980. In primo grado, nel 2004, già erano 'usciti' dal processo, con una assoluzione, altri due imputati, i due ex alti ufficiali dell'Arma azzurra Zeno Tascio e Corrado Melillo.

 

Il gruppo di ufficiali erano presenti nella maxi ordinanza del giudice istruttore Rosario Priore. Alla base di quel documento c'era l'ipotesi che il velivolo dell'Itavia, quella sera, fosse stato colpito da un missile. Ma alla fine, sul banco degli imputati, erano finiti i vertici dell'Aeronautica italiana, accusati di aver impedito allo Stato italiano di essere debitamente informato su quanto era avvenuto.

 

I pm Amelio e Monteleone sono poi ripartiti proprio dal decreto di archiviazione, per il reato di strage, disposto da Priore. I due magistrati hanno prima acquisito le dichiarazioni rilasciate da Cossiga alla Rai ed a Skytg24 e poi hanno deciso di sentire il presidente emerito della Repubblica. Ora il passaggio investigativo certo sarà quello di avviare ulteriori accertamenti e riscontri alle parole del senatore a vita.

 

E' possibile una rogatoria in Francia, così come non è escluso che gli inquirenti possano avviare tutta una serie di passaggi istruttori tesi a verificare se c'è qualcuno, ad esempio all'interno dei servizi d'informazione italiani e transalpini che possa dire senza ombra di dubbio chi e perché lanciò un missile a risonanza contro un aereo civile, dichiarando guerra a 81 persone che tornavano a casa.