{{IMG_SX}}Bologna, 4 settembre 2008 - Il 12 settembre lei sarà il nuovo presidente del Bologna. Francesca Menarini è nata nell’anno dello scudetto: il ’64 a Bologna si chiama così. Dev’essere la mancanza di alternative. In quei giorni suo padre Renzo, che ha chiamato "banco", spasimava per la squadra di Bernardini e anche lui, allo stadio, si sentiva come in paradiso. Adesso il calcio è un inferno, ma la figlia del nuovo patron ha il piglio della donna che sa domare le fiamme.

 

Un po’ di biografia: si è laureata in Scienze Politiche ed è entrata nella Cogei Costruzioni (l’impresa di famiglia) quando aveva 18 anni. Ha fatto la gavetta (che sempre tocca ai figli di "qualcuno", anche se sono bravi); adesso fa l’amministratore delegato e il dirigente amministrativo: cura la gestione finanziaria, i bilanci e gli aspetti contrattuali. Ha fatto parte del direttivo dei Giovani industriali e del Rotaract. Ora è industriale e rotariana "senior". E’ anche una sportivona. Gioca a tennis nella quiete del circolo dei «Giardini» e corre a piedi. Si riposa a bordo piscina, sotto sguardi amichevoli. Pareri unanimi: ha classe, è sobria, cura i dettagli, non alza mai la voce.

 

E fisicamente è in gran forma. Per qualche sua coetanea, è una marziana. Corri Francesca, corri. A lei, che pratica sport da single, fra capo e collo è capitata questa pesca dello sport di squadra per eccellenza, che è il calcio. Una squadra che interessa a qualche milione di persone. Era il 2 di agosto quando il padre l’ha indicata come possibile presidente: da quel giorno tutti hanno tentato di intervistarla. Fa gola, certo.

 

La donna che comanderà il Bologna nell’anno del centenario: comunque, un personaggio da raccontare. Non la prima, nel suo genere, in serie A. La seconda, subito dopo Rosella Sensi. Un giorno, chissà, diventeranno amiche. Intanto, sopra le loro teste hanno litigato per quella storia dell’Okaka prima promesso poi negato.
Anche il Tg5 le ha chiesto un’intervista: niente da fare. Dicono di Francesca che sia una donna molto gentile e che sia un’amabile conversatrice.

 

Vero. Basta non avere nè un taccuino nè un microfono in mano. Il giorno dell’investitura ufficiosa, durante la conferenza stampa era in quarta fila, seminascosta dietro una colonna. Dal punto di vista mediatico, lì è rimasta. In realtà, da quel giorno meno tennis e meno jogging e più calcio. Come ai tempi del suo ingresso in Cogei: fa la gavetta a Casteldebole. Nel quartier generale del pallone è entrata in punta di piedi. Domanda molto, non dà ordini. Verrà anche quel giorno, ma prima bisogna studiare, immergersi nella materia. Pochi libri, molti uomini con cui parlare.

 

Chiede lumi ad Arrigoni, non disdegna il confronto con i giocatori. Prende contatti con i dirigenti delle altre società, partecipa alle riunioni, cerca di capire come funziona il motore di una macchina che scende in pista una o due volte alle settimana. Va alle partite. Era a Rimini, era a Milano domenica scorsa: magari ancora non lo sa, ma nel mondo del pallone regna sovrana la scaramanzia e l’esserci stata nel giorno dell’impresa, agli occhi di molti la renderà insostituibile, un totem. Riti e superstizioni non possono comunque turbare chi, come lei, ama la musica classica e la lirica.

 

Perchè Francesca è presidente di 'Panmusic' che, attraverso Cogei, ha assunto il compito di gestire e rilanciare l’Auditorium cittadino e di riportare agli antichi fasti il teatro Manzoni, da poco ristrutturato. Francesca fra nove giorni diventerà bi- presidente. Anche Pier Giovanni Ricci, direttore generale di Panmusic, sta per 'raddoppiare' l’impegno e la qualifica, anche se in realtà, da dirigente del Bologna, si è messo subito a disposizione di Cazzola. Sarà giovane e snella la centenaria società di calcio che la dottoressa Menarini si accinge a guidare, attingendo al pozzo di esperienza e di saggezza che il padre le metterà a disposizione.

 

Poi c’è Alessandro,: anche a lui piace il calcio, anche lui vede le partite. Non si sa mai da dove può arrivare un buon consiglio: però, se a dartelo è un fratello, ci si fida volentieri. Con Francesca Menarini e Giovanni Ricci rimarrà Fabrizio Salvatori e probabilmente Giancarlo Marocchi, responsabile del settore giovanile, sarà chiamato a dire la sua anche sulla prima squadra. Titoli e qualifiche contano poco, comunque molto meno dei fatti. Se il Bologna che sta per insediarsi avesse progetti chiari come gli occhi di Francesca, andrebbe benone.

 

Capelli corti con le meches e orecchini: tutto, in questa donna, tende al solare. L’abbronzatura è made in Ischia, il rifugio antistress è a Cortina. A Milano, dopo l’impresa, era l’immagine della felicità e baciava tutti. Francesca, anche Galliani? Ha la serenità di fondo che le servirà a sconfiggere il pregiudizio. Figuriamoci, cosa vuoi che capisca una donna di calcio: di tipi così in giro ce ne sono ancora, certo. Pronti a dimenticare che il Bologna coniugato al maschile ha bruciacchiato tanti presidenti quanti ne servirebbero per farci una bella grigliata.

 

Cambiare genere potrebbe essere un’ottima idea: la Roma, da quando comanda Rosella, non va peggio di prima.
Vai Francesca, prima regina del Bologna. Tocca a lei celebrare i cento anni di vita del Bologna. E lasciare un buon ricordo per i prossimi cento.