Accoltellato in via Bertiera: «Bastavano altri due centimetri e sarei morto»

Trentenne aggredito da due uomini che volevano rapinarlo: prima hanno tirato fuori falsi distintivi

Antonio Esposito, ricoverato al Maggiore dopo essere stato accoltellato

Antonio Esposito, ricoverato al Maggiore dopo essere stato accoltellato

Bologna, 19 aprile 2015 - «ANCORA due centimetri e sarei morto». Antonio Esposito alza la maglia del pigiama. Ha quattro grosse garze, due sull’addome, una sul braccio, l’altra sulla coscia. «Il primo colpo me lo hanno dato qui, mentre cercavo di difendermi», racconta il ragazzo, mostrando la ferita sul braccio, protetta dal cerotto. Napoletano, trent’anni, Antonio era assieme alla fidanzata in via Bertiera venerdì nel tardo pomeriggio, quando è stato aggredito da due persone: «Ci hanno raggiunto alle spalle – continua – e, dopo averci mostrato dei distintivi falsi, ci hanno chiesto di consegnare loro tutto quello che avevamo. Io uno dei due però l’ho riconosciuto, lui se ne è accorto e mi ha spruzzato dello spray urticante nell’occhio».

NON RIUSCIVA a vedere quasi nulla Antonio, ma non si è arresto: «L’ho seguito, ho provato a reagire. Uno dei due ha tentato di tirarmi contro una grossa pietra. Poi ho sentito i colpi. E non ho capito più nulla. Mi sono accorto di una macchina che arrivava e della gente».

La sua fidanzata ha inziato a gridare, i due cani che portavano al guinzaglio ad abbaiare contro gli aggressori («credo che la più piccolina uno sia riuscita a morderlo», dice Antonio e gli scappa un sorriso) e, visti l’ora da aperitivo - erano le 19 - e il luogo, in un attimo una nuvola di persone si è stretta attorno al ragazzo. Chi chiamava i soccorsi, chi i carabinieri.

Dei due aggressori, sbandati che a quanto sembra frequentano spesso la zona, un quadrato tagliato da vie parallele compreso tra via Righi e via Marsala, non c’era però più l’ombra, quando i militari della compagnia Bologna Centro sono arrivati, con tre pattuglie, sul posto. «La mia ragazza mi ha detto che stanotte (ieri, ndr) i carabinieri l’hanno chiamata per riconoscerne uno, spero che abbiano identificato quello che mi ha accoltellato, è un italiano». Con lui, stando al racconto dei testimoni, c’era anche un nordafricano.

Il coltello utilizzato per ferire il trentenne è stato ritrovato, spezzato, poco distante dal luogo dell’aggressione, avvenuta proprio di fronte all’ingresso dell’hotel Paradise, all’incrocio tra via Bertalia e vicolo Cattani. «Poi non capisco il perché di tanto accanimento, non c’era niente da rubare», continua la vittima dal suo letto al reparto di Medicina d’urgenza dell’ospedale Maggiore, dove rimarrà per qualche altro giorno. Mentre parla, tiene in mano un cellulare vecchio modello che sarebbe stato la causa della rapina: «Non vale niente», dice.

«Quei due li conosco», racconta una signora che ha assistito alla violenza. «Non sono volti nuovi e neanche fanno nulla per evitare di essere notati. Prima di aggredire quel povero ragazzo erano stati a mangiare in un kebabaro qui dietro, li ho riconosciuti perché una volta hanno minacciato anche me». La signora racconta di essere intervenuta, qualche tempo fa, per difendere una ragazza dalle molestie dei due: «Il giorno dopo sono venuti a dirmi che non avevano gradito», ricorda ancora spaventata. E lo spavento aumenta per una situazione che, in questa zona del centro, è diventata preoccupante: «L’altra sera due persone hanno anche tentato di entrare a casa di mia figlia, che ha un bimbo piccolo. Qui non si vive più».

Tra i testimoni dell’accoltellamento, anche i gestori dell’hotel Paradise, tra i primi a soccorrere Esposito: «Ieri sera (venerdì, ndr) c’era la mia collega che ha assistito a tutta la scena – spiega Marisa Mazzoni –. Non era mai successa una cosa così grave qui. Io sono sempre stata una persona che lascia la macchina aperta, ma dopo che il 12 agosto scorso, mentre venivo a lavoro alle 6,30 del mattino, mi hanno aperto la portiera e rubato la borsa, ho iniziato a cambiare abitudini. Ed è tutto molto triste. Io Bologna così non la riconosco». «L’arroganza e la violenza di questi delinquenti – è il commento del procuratore aggiunto Valter Giovannini – stanno salendo di livello. Fortunatamente questa volta le conseguenze non sono state troppo gravi».

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