L'odissea: "Sono ancora fuori dalla mia casa e ora devo pagare anche le volture"

Gianni Ghelardi il 5 agosto trovò il suo appartamento Acer occupato

Gianni Ghelardi

Gianni Ghelardi

Bologna, 19 agosto 2014 - Ventiquattr'ore per vedere formalizzata, con tanto di carta bollata, l’occupazione abusiva di una famiglia di estranei in casa propria. «Agli occupanti è bastato autocertificare che io non vivevo più in quell’appartamento», spiega Gianni Ghelardi, il 73enne che lo scorso 5 agosto si è recato nel suo alloggio Acer di via Zampieri 13 e l’ha trovato occupato da una famiglia di cinque persone. Per riottenerne la disponibilità, per contro, non sono bastate due settimane, ciò nonostante la verità sia venuta a galla in modo incontrovertibile. In più ci sono i falsi allarmi. Racconta infatti Ghelardi che quando prima di Ferragosto lo hanno convocato in Comune, era certo che fosse per l’agognata riconsegna delle chiavi. Così ha messo le valigie in macchina ed è sceso da Grizzana Morandi (dove gestisce un agriturismo e perciò a dirla tutta spesso dorme) convinto di poter riottenere l’appartamento che gli spetta di diritto.

«Ma invece delle chiavi — si lamenta l’uomo —, mi sono visto consegnare un modulo con il quale si documentava l’avvenuto cambio di residenza della famiglia occupante a casa mia». Tutto regolare: una richiesta di cambio di indirizzo di tutta la famiglia presentata all’Urp del Quartiere Navile il 26 luglio e concessa il 27.  Ciò nonostante l’appartamento in questione risultasse all’anagrafe già occupato da Gianni Ghelardi, che lo aveva in assegnazione e ne pagava l’affitto dal 1951, quando sua madre lo ottenne dopo essere sfollata da Marzabotto. E cosa si fa quando qualcuno dichiara di voler spostare la residenza in un posto già occupato? Nulla di più che compilare un ulteriore modulo prestampato, uguale a quello in foto. Così l’occupante di via Zampieri ha dichiarato che il nome che risulta all’anagrafe è quello del «locatario e precedente abitante dell’appartamento». 

Condizione sufficiente e che l’ufficiale dell’anagrafe è tenuto a ritenere veritiera, fino a prova contraria. Così come agli occupanti hanno creduto i fornitori di acqua, luce e gas, effettuando le volture delle utenze. A Ghelardi, infatti, lo racconta lui stesso, è arrivato solo il conto da pagare per la rescissione dei contratti. «Ho chiamato i tre gestori — spiega lui —, e mi sono sentito dire che in realtà la mia utenza era stata chiusa e che a me era subentrato il camerunense che ha preso possesso della casa. Ho spiegato loro la situazione, ma no è bastato. Per il momento mi tocca pagare 70 euro circa per la chiusura della vecchia fornitura».

Adesso la sua speranza è una sola: «Vorrei che le istituzioni e la Procura intervenissero al più presto per ripristinare una condizione di illegalità. Perché reputo atroce ciò che mi è successo e ingiusto che chi, come me, è stato privato della casa con la forza non possa riottenerla in tempi ragionevoli una volta accertata la verità».

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