Adozioni gay, Gasparri attacca Lo Giudice: "Bimbo comprato"

Il senatore ed ex ministro di Forza Italia al collega Dem: "Ci dica quanto ha pagato il bambino"

Maurizio Gasparri

Maurizio Gasparri

Bologna, 12 febbraio 2016 - «Che pomeriggio ho passato? Difficile. Ma la battaglia che stiamo conducendo è una pagina bellissima e noi andiamo avanti». Il senatore dem Sergio Lo Giudice lo racconta petto in fuori. Dispiaciuto, certo, per quello che lui definisce senza mezzi termini un «linguaggio barbaro».

Storia di ieri, a Palazzo Madama. Dove, durante la discussione del ddl Cirinnà sulle unioni civili, il senatore ed ex ministro di Forza Italia Maurizio Gasparri si rivolge a Lo Giudice con queste parole: «L’80% degli italiani dice no a una legge ad personam per persone come Lo Giudice che comprano bambini all’estero. Lo Giudice - rincara la dose Gasparri, ignorando un richiamo all’ordine di Roberto Calderoli – ci dica quanto lo ha pagato».

Dal senatore del Pd, che si è sposato con Michele Giarratano in Norvegia quattro anni e mezzo fa – per la felicità della coppia è arrivato (con maternità surrogata all’estero) anche un bambino che ora ha quasi due anni –, solo parole di amarezza: «Un linguaggio incredibile, frasi usate per manifestare soltanto il diprezzo per le persone. L’omofobia in Parlamento è conclamata, esiste è enorme e ormai viene gridata, c’è un’ossessione che è una clava, brandita con istinti non nobili –. Noi però non ci facciamo intimidire, andiamo avanti nella consapevolezza di una battaglia che vale tanto. Si tornerà in aula martedì e siamo molto fiduciosi».

Lo Giudice, che all’uscita dall’aula ha abbracciato la senatrice Cirinnà firmataria del discusso disegno di legge, ha ricevuto tanti messaggi e tante telefonate di solidarietà. Anche da Bologna, ovviamente. «Ho parlato con larga parte del Partito Democratico di Bologna. Con Critelli («Gasparri si vergogni», il commento del segretario dem bolognese), con Donini. Dai bolognesi il solito grande affetto». E da destra nessuno? «No, niente di pervenuto – glissa il senatore –. Quello che è più importante, però, è che mi sono giunti tanti messaggi da quelli che condividono la mia battaglia. Soprattutto dalle famiglie arcobaleno, che mi hanno contattato incoraggiandomi. So di non essere solo, anzi».

Lo Giudice attacca inoltre la Cei: «I vertici della Chiesa hanno tutto il diritto di intervenire del dibattito pubblico, ma intervenire sul calendario e sulle procedure di voto merita a pieno titolo la patente di un’ingerenza negli affari dello Stato che non dovrebbe competergli». Il Cassero esprime la vicinanza al senatore. «A Sergio Lo Giudice, che ha contribuito a far nascere la nostra casa, trasmettiamo la nostra totale solidarietà per gli attacchi ignobili subiti dal senatore Gasparri» commenta il presidente Vincenzo Branà.

 

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