Il marito della Gruppioni: "La mia vita si è fermata un anno fa, ricordo tutto di lei"

Tragedia a Venice, Christian Casadei dopo la morte della moglie: "Avanti senza pensare" FOTO La tragedia di Venice Beach

Pianoro (Bologna), Christian Casadei al funerale di Alice Gruppioni (FotoSchicchi)

Pianoro (Bologna), Christian Casadei al funerale di Alice Gruppioni (FotoSchicchi)

Bologna, 2 agosto 2014 - Falciata da un folle alla guida di un’auto nel momento più felice della vita. Alice Gruppioni (foto), 32 anni, dirigente del gruppo Sira di Pianoro è stata investita è uccisa il 3 agosto di un anno fa da un pirata della strada sul lungomare di Venice Beach, dove si trovava in viaggio di nozze con il marito Christian Casadei, architetto di Cesena. L’uomo ha assistito alla tragedia ed è rimasto lievemente ferito. Alice e Christian, che si erano sposati il 20 luglio, stavano trascorrendo l’ultima giornata negli Stati Uniti. Domani alle 18, nella chiesa di Santa Maria Assunta a Pianoro Nuova, Alice sarà ricordata con una Messa.

 

Ha vissuto il dolore in silenzio. Tra le lacrime e l’amore profondo per la donna che il 20 luglio di un anno fa aveva portato all’altare. Un amore che resta. Dal giorno della morte di Alice, Christian Casadei si sente morto con lei. Dentro. "Per me — racconta — in questo momento è come all’inizio, è come se fosse passato un secondo. Lei sarà sempre con me".

Come sta?

"È una domanda molto difficile alla quale non so dare una risposta, anche perché in realtà non lo so neppure io realmente".

Da quel giorno è passato un anno. Che mesi sono stati?

"Che sia un giorno, un anno o anche dieci per me le cose non cambiano e non cambieranno. La vita che faccio in questo momento è quella legata al passato, quindi non riesco a rispondere. Si vive giorno per giorno e si cerca di andare avanti facendo le cose che si riescono a fare e concentrandosi, concentradosi molto".

Il lavoro in questo può aiutare.

"Sì, sicuramente. Concentrandosi sul lavoro e basta. Il resto non c’è e non ci sono risposte. Lotto ogni giorno e vado avanti come posso".

In tribunale ha raccontato di aver sentito l’auto arrivare dietro di sé e di aver afferrato la mano di Alice. Cosa ricorda di quel momento? 

"Tutto, qualsiasi cosa, ma preferisco non parlarne perché il dolore ancora è troppo. Nonostante sia passato un anno, per me è come se fosse passato solo un secondo, è come se fossi ancora li e ricordarlo fa veramente troppo male. So cos’è successo, ricordo benissimo tutta l’intera giornata che abbiamo trascorso insieme, non solo la parte della tragedia. Non so come il cervello funzioni in questi casi ma io saprei dirle ogni cosa del nostro viaggio, del nostro giorno e di quel giorno, però per andare avanti e riuscire ad alzarsi la mattina bisogna in un certo modo non pensarci, tenerlo da parte fino a che ci si riesce".

Ha mai avuto l’impressione di non farcela?

"Le mie famiglie mi sono state molto vicino. I miei e la famiglia di Alice che è la mia".

Dove vive adesso?

"Nel posto dove io e Alice dovevamo stare. Mi sveglio nella nostra casa e dove la famiglia, ma anche tutto il paese (Pianoro; ndr), mi è vicino e mi dà la forza per continuare ad andare avanti durante la giornata".

Com’è la sua vita senza Alice?

"La mia vita si è fermata. Una tragedia come questa fa sì che la tua vita si blocchi e niente sarà come prima". 

Ora sembra impossibile guardare oltre, fare progetti e immaginare qualcosa, ma il futuro in realtà c’è.

"Ripartire è molto difficile e prima di farlo ci vuole tempo, molto tempo. Non ci si abitua mai a un’assenza così, però, sicuramente si può imparare ad affronatarla, ad affrontare la situazione e a far sì che in un certo modo, la mente, ma solo la mente, possa andare avanti".

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